Diciotto arresti in provincia di Cosenza, nell’ambito delle operazioni contro il caporalato e l’immigrazione clandestina. In sette furgoni erano stipati 56 migranti irregolari, senza permesso di soggiorno e costretti a vivere in condizioni degradanti.

L’operazione – La Guardia di finanza di Montegiordano, in provincia di Cosenza, durante l’attività di controllo nell’area urbana di Roseto Capo Spulico, il 25 marzo ha arrestato 11 “caporali”: tra loro, tre proprietari di aziende agricole situate in Basilicata e sette lavoratori stranieri non in regola. Tutti sono stati denunciati per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro e in violazione dell’art. 603 bis del codice penale rischiano la reclusione da uno a sei anni e la multa da 500 a 1.000 euro per ciascun lavoratore reclutato. I braccianti sono stati portati negli uffici delle Fiamme gialle per essere identificati e dagli accertamenti è emerso che sette di loro avevano un permesso di soggiorno scaduto e non possedevano la documentazione relativa alla richiesta di rinnovo. Per questo motivo sono stati segnalati alla Procura per violazione al testo unico sull’immigrazione.

Le condizioni di lavoro- L’operazione della Guardia di Finanza rientra in un’azione di graduale contrasto a un  sistema di impiego della manodopera assimilabile alla schiavitù: persone, solitamente immigrati, spesso irregolari, costrette a lavorare in situazioni degradanti, in totale assenza di tutela dei diritti e senza rispetto delle norme di sicurezza. Le paghe dei cinquantasei braccianti agricoli di nazionalità pakistana, nigeriana, bulgara e rumena, erano nettamente inferiori a quelle previste dai contratti di categoria e si aggiravano intorno ai due, tre euro l’ora. Quando sono stati fermati dalla Finanza erano costretti a viaggiare nei furgoni anche nel vano portabagagli.

Lotta al caporalato- «Salvati 56 esseri umani, stranieri, e chi non lega immigrazione a sfruttamento del lavoro è miope. Trattati da schiavi per il profitto di pochi».Queste le parole del presidente della commissione Antimafia Nicola Morra, senatore del Movimento Cinque Stelle che ha commentato con un tweet l’ operazione della Guardia di finanza e della Procura di Castrovillari. Morra aveva proposto proprio in commissione Antimafia, per ora senza successo, un aggiornamento al codice etico varato dal ministro Rosy Bindi, per allargare i casi in cui si può parlare di reclutamento illegale di manodopera.

I numeri- Nel terzo rapporto pubblicato dall’Osservato Placido Rizzotto, il business del lavoro irregolare e del caporalato in Italia vale 4,8 miliardi di euro. I lavoratori irregolari impiegati solo nel settore agricolo sono più di 400mila  e in questo bacino più di 130mila sono definiti «in condizione di grave vulnerabilità sociale e forte sofferenza occupazionale». Il settore agricolo conta su 286.940 lavoratori migranti, che rappresentano quindi per il settore una risorsa fondamentale. L’articolo 603 bis del Codice penale disciplina il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro e si aggiunge all’articolo 600 che introduce il reato di schiavitù. La responsabilità penale in capo al datore di lavoro che «utilizza, assume o impiega manodopera,sottoponendo i lavoratori a condizioni di sfruttamento e approfittando del loro stato di bisogno», introdotta dalla legge n.199 del 2016, rappresenta un ulteriore tentativo di arginare una piaga.