Aumenta il prezzo della benzina mentre continua la trattativa tra il Governo Meloni e i sindacati dei gestori delle pompe di carburante. Dopo rinvii e conferme sembra ormai inevitabile lo sciopero di 48 ore del 25 e 26 gennaio, esteso anche ai “self-service”. Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, non si capacita di come si possa scioperare «contro un cartello» (il riferimemnto è all’obbligo dei gestori di esporre il prezzo medio settimanale indicato dal governo) mentre i benzinai chiedono rispetto e l’abolizione delle sanzioni. Dichiarato anche un contro sciopero degli automobilisti.
Aumenti benzina – +0,16€ e +0,13€. Questi sono rispettivamente gli aumenti della benzina senza piombo e del diesel durante il weekend del 21-22 gennaio riscontrati dall’Osservatorio prezzi del ministero dello Sviluppo economico. Da un giorno all’altro, il consumatore ha visto il costo della pompa “verde” arrivare a 1,84 €/l (1,98 il “servito”) e quello della “gialla” a 1,89 €/l (2,03 “servito”). Invariato rimane il costo del GPL, 0,78 €/l, mentre quello del metano, in calo da inizio anno, è di 2,14 €/l (-22 cent).
I sindacati – Resta confermato lo sciopero dei benzinai atteso per il 25 e 26 gennaio, anche per il servizio “self service”. I presidenti di Faib, Fegica, e Figisc/Anisa, le principali associazioni di categoria dei gestori delle pompe di carburante, hanno dichiarato che l’ultimo colloquio con il governo rischia di «chiudere ogni residua possibilità di concludere positivamente la vertenza in atto», spegnando così le speranze del vicepresidente della Camera Fabio Rampelli (Fdi) che, poche ore prima, aveva dichiarato che «ci sono tutti gli argomenti e lo spazio per ricucire e salvaguardare l’azione del governo senza mortificare nessuno».
Tensione – «Mi appello al buonsenso». Con queste parole il ministro Adolfo Urso commenta, in un’intervista al Corriere della Sera, la situazione dello sciopero dei benzinai. «Sinceramente non capisco come si possa scioperare contro la trasparenza, contro un cartello». Urso si riferisce all’obbligo, pena sanzione, imposto ai gestori delle pompe di carburante di mostrate i prezzi medi regionali nei loro impianti. I sindacati sono arrabbiati non per la richiesta di trasparenza, ma per l’autorizzazione a «nuovi adempimenti e nuove sanzioni a carico dei gestori».
La mediazione trovata dal Governo, ovvero obbligo di esposizione del prezzo medio passato da settimanale a giornaliero, la chiusura per mancata comunicazione portata a 4 omissioni nell’arco di 60 giorni e le sanzioni da un minimo di 200 euro a un massimo di 800 (prima erano 6000) non sono servite a far desistere i benzinai, i quali chiedono più rispetto e nessuna sanzione.
La portavoce di Azione Mariastella Gelmini critica la gestione della situazione da parte del Governo, affermando che «la toppa è peggio del buco. Insomma un successone…».
Contro sciopero – Intanto Assoutenti, l’associazione per la tutela dei consumatori, indice un contro sciopero nei confronti delle pompe di carburante. “Dopo alleggerimento misure nessun alibi per benzinai. Sciopero va revocato” è il titolo del comunicato stampa di Assoutenti. «Se lo sciopero dovesse essere confermato – afferma il presidente Furio Truzzi – siamo pronti a organizzare iniziative di protesta contro i gestori su tutto il territorio nazionale da parte dei consumatori, compreso un contro sciopero degli automobilisti».
Caro famiglie – Il braccio di ferro tra Governo e benzinai si ripercuote sulla già difficile situazione economica nella quale versano le famiglie italiane. Il Codacons ha pubblicato, servendosi dei dati Istat, la mappa dei rincari del 2022. Per ogni nucleo famigliare la spesa del carburante è stata, rispetto al 2021, +335 euro.