Il parco è ancora bagnato per le piogge degli ultimi giorni, il fango si attacca alle scarpe e alle tende piantate da giorni. Più di 40, dicono i ragazzi che dormono lì, che non intendono spostarsi dal presidio di fronte al Politecnico di Milano. Il movimento è nato spontaneamente dopo che Ilaria Lamera, studentessa 23enne del Politecnico, ha piantato la prima tenda il 2 maggio in segno di protesta contro il prezzo troppo elevato degli affitti in città.

Le istituzioni – Il tavolo che si terrà il 22 maggio alle 14:30 a Palazzo Isimbardi per discutere del canone concordato metropolitano è solo uno dei motivi per cui studenti e lavoratori da settimane dormono qui, davanti all’università milanese. L’assessore alla Casa Pierfrancesco Maran incontrerà le associazioni dei piccoli proprietari immobiliari, i sindacati e le organizzazioni studentesche. Palazzo Isimbardi dista 30 minuti a piedi dalle tende piantate di fronte al PoliMi, ma chi sceglie ancora di dormire all’aperto percepisce una distanza molto più grande dalle istituzioni. Le tende crescono in numero, è vero. Ma più per il bel tempo che in risposto all’incontro istituzionale.

No al pendolarismo forzato – Per riunirsi c’è un gruppo Telegram, “Tende in Piazza”, ma non tutti lo usano. Basta portare la tenda e piantarla lì, di fronte all’università, dove si sa che c’è sempre qualcuno a cui unirsi. Oscar ha 22 anni, abita ancora con i suoi genitori che hanno casa a Milano, ma sente la necessità di essere presente per esprimere solidarietà. L’idea di trasferirsi a Milano c’è, il desiderio di allontanarsi da casa è forte. Ma i prezzi lo scoraggiano. Lo stesso avviene per Michele, 19 anni, iscritto a un corso formativo, e per Ale, 20 anni, studentessa al primo anno di lettere moderne della Statale. «Non si deve pensare che noi siamo qui solo a divertirci. C’è sempre tanto da fare e ci sono momenti formativi che vanno oltre a quello assembleare. C’è un discorso politico, un tavolo di dibattito che va sempre avanti. Anche mentre mangiamo o sistemiamo le tende parliamo di politica e caroaffitti», dice Ale alla Sestina. Michele abita a Erba, dove il problema del prezzo degli affitti, anche se in misura minore, si sente come a Milano. Ale, invece, abita a Giussano, fa il pendolare e ci mette circa un’ora ogni giorno per raggiungere l’università. «Cerco casa da settembre, ma non ho ancora un lavoro e non posso contare sull’aiuto dei miei genitori. Speravo di trovare una stanza condivisa a 300 euro», dichiara Ale. Michele, invece, è meno propenso alla condivisione di una stanza: «Lo farei per un breve periodo della mia vita, potrebbe essere un’esperienza. Però non vorrei che fosse la mia unica alternativa, vorrei avere la possibilità di scegliere». Oscar, di fronte all’idea di spostarsi in periferia o fuori dalla città, osserva: «Io immagino uno studente fuorisede che si trasferisce dall’altra parte dell’Italia, magari da solo, a 18 anni, senza macchina. Come si può dirgli di andare a Lecco per andare a studiare a Milano, farsi tutti i giorni 4 ore di treno e magari anche lavorare per potersi mantenere gli studi fuori casa? Anche i mezzi pubblici sono un problema, poi. Al di fuori di una determinata cerchia passano con scarsa frequenza, collegano poche zone e le stazioni sono spesso deserte e insicure». E alla proposta del sindaco di Lodi, Andrea Furegato, che aveva invitato gli studenti a trasferirsi lì per andare a studiare a Milano, Oscar risponde: «Dovrei farmi tante ore sui mezzi per poi farmi magari solo due ore di lezione. In più, dopo una certa ora, come torno a Lodi? Sono una persona giovane, di corporatura esile. I rischi ci sono e non voglio correrli. I mezzi la sera sono brutti per tutti. Ringrazio il sindaco di Lodi – dice Oscar sorridendo -, ma il problema non è la città di Lodi, il problema è il fatto che è lontana».

Piazza Leonardo Da Vinci, davanti allingresso del Politecnico di Milano, con tende e cartelloni di chi protesta contro il caroaffitti. Foto di Marta Di Donfrancesco

In risposta alle critiche – Andrea Baglivo, sviluppatore 28enne, partecipa alla protesta ogni giorno approfittando dello smart working. Non c’è bisogno di dire quanto paga e dove abita di preciso, dice ai nostri microfoni, perché «basta aprire Immobiliare.it per vedere i prezzi che ci sono». Non tutti aderiscono, però, a questa protesta. Da più parti sono arrivate in questi giorni varie accuse contro Lamera e chi ha scelto di seguirla. Prima su tutte: la pretesa, da parte dei ragazzi, di voler pagare degli affitti poco cari, ma abitando nel centro di Milano. «Questa è una critica che hanno fatto in diversi – ci dice Baglivo – ed evidenzia un grandissimo problema della nostra generazione. È una generazione a cui è stato insegnato a non sognare, a non pretendere e quindi tutti, di fatto reputano di non avere valore. Qui non stiamo discutendo tanto il prezzo dell’affitto, ma stiamo discutendo un nuovo modello di città». Milano, concordano Oscar e Andrea Baglivo, in quanto motore economico dell’Italia deve essere la «città delle opportunità», quella dove chiunque, anche partendo da condizioni economiche svantaggiate, può dimostrare il suo valore impegnandosi e lavorando e arrivare a raggiungere alti livelli. «Milano dev’essere la città che realizza il sogno americano, una città che ti fa prendere il volo. È un modello di città che deve essere reinterpretato. Come? Combattendo la speculazione edilizia», continua Baglivo.  A chi dà dei “viziati” ai ragazzi che cercano una stanza singola o un monolocale, non accontendandosi di un posto letto in una stanza condivisa, la risposta arriva prontamente da Ale: «Essendo persone queer rischiamo di andar via da famiglie omotransfobiche e di capitare poi con compagni di stanza o coinquilini con lo stesso atteggiamento. È importante per noi trovare uno spazio sicuro. Io non avrei problemi a trovare casa in periferia e fare il pendolare – continua Ale -, ma capisco che per molti possa essere difficile e faticoso fare un’ora e mezzo sui mezzi di trasporto tutte le mattine». C’è da considerare, poi, anche il costo dei mezzi per chi decide di spostarsi più in periferia per risparmiare sul costo dell’affitto. Dalla zona più lontana coperta dall’azienda Atm (Azienda trasporti milanesi) all’aerea centrale di Milano un biglietto ordinario costa 4,80 euro, l’abbonamento mensile 89 euro. «Il biglietto da Erba a Milano costa 5 euro, andata e ritorno sono 10 euro in totale. Si può arrivare fino a Bari con la stessa cifra», ironizza Michele.