Quattro anni e quattro mesi di reclusione domiciliare: questa  la condanna per omicidio stradale aggravato e lesioni patteggiata da  Matteo Di Pietro, lo youtuber 20enne che, registrando un video durante una corsa in auto, travolse con il suo suv un’utilitaria a Casal Palocco (Roma) nel giugno 2023. Nell’incidente perse la vita un bambino di 5 anni e rimasero ferite la mamma e la sorella della vittima. La sentenza ha destato indignazione sui social e in una parte dell’opinione pubblica, ma dal punto di vista strettamente giuridico rispetta appieno le norme previste dall’ordinamento italiano.

Le ragioni della sentenza – Per capire come si è arrivati a questa sentenza, bisogna considerare prima di tutto la natura dell’omicidio. Si tratta di un omicidio colposo, cioè come recita l’art.43 del codice penale: “quando l’evento, anche se preveduto, non è voluto dall’agente e si verifica a causa di negligenza, imprudenza o imperizia”. In altre parole: non c’era nessuna intenzione di commettere il fatto, ma una distrazione o una sottovalutazione di alcune dinamiche hanno causato l’incidente. Nel caso di Matteo Di Pietro l’omicidio colposo, essendo stato commesso in strada e alla guida di un’auto, rientra in un caso specifico: l’omicidio stradale, regolato dall’art.589bis del codice penale. Con la legge del 26 settembre 2023 la pena prevista per questo reato varia da 2 fino a 7 anni. Dal momento che l’omicidio è avvenuto il 14 giugno 2023, però, si applica il principio di irretroattività della legge penale: una norma giuridica non si può applicare ad atti, fatti, eventi o situazioni che si sono verificate prima della sua entrata in vigore. Quindi la pena applicata, da sei mesi a cinque anni, fa riferimento alla legge precedente alla riforma. Inoltre nella sentenza sono state applicate le attenuanti generiche, cioè atteggiamenti corretti (come il buon comportamento durante il processo) che comportano piccole diminuzioni di pena. Tutti questi elementi giusstificano la decisione dei magistrati di comminare di 4 anni e 4 mesi di reclusione.

Perchè non andrà in carcere- Di Pietro, dopo il fatto, ha già scontato diversi mesi agli arresti domiciliari, applicati come misura cautelare: quando il soggetto è considerato pericoloso o se ne teme la fuga. Il tempo che gli rimane da scontare, dunque, è inferiore ai quattro anni e permette  l’applicazione dei domiciliari che possono essere concessi per le pene non superiori si quattro anni.