«Bellissima l’ipotesi che l’Arma si costituisca parte civile sul depistaggio». Ilaria Cucchi si sente sollevata e non più sola dopo che il Comandante generale dei Carabinieri Giovanni Nistri le ha inviato una lettera per comunicarle la decisione di costituire l’Arma parte civile nei processi ai tre militari che nel 2009 avrebbero provocato la morte in carcere di Stefano Cucchi, geometra romano in custodia cautelare per spaccio di stupefacenti. «Ciò varrà per il processo in corso alla Corte d’Assise e indefettibilmente per la nuova inchiesta avviata dal pubblico ministero, ora nella fase delle indagini preliminari», scrive Nistri nella lettera, inviata alla famiglia della vittima lo scorso 11 marzo, ma divulgata dal quotidiano Repubblica soltanto l’8 aprile.

Parte civile – Giovanni Nistri ha chiarito che ogni aspetto circa la morte di Cucchi deve essere chiarito il prima possibile. «Le responsabilità dei colpevoli porteranno al dovuto rigore delle sanzioni, anche di quelle disciplinari», scrive il generale nella sua lettera, ribadendo che il lutto della famiglia è qualcosa che «lo addolora da persona, da cittadino, da padre».

La decisione dell’Arma arriva a quasi dieci anni dalla morte del ragazzo. «È stato per me un momento emotivamente molto forte – ha detto Ilaria a Repubblica – perché per tutto questo tempo ci siamo sentiti traditi». Pochi giorni dopo la morte di suo fratello, Ilaria era stata contattata dal generale Vittorio Tomasone che aveva ribadito la totale estraneità dei Carabinieri dalla vicenda. Ora Nistri decide di cambiare rotta: «Crediamo nella giustizia e riteniamo che ogni responsabilità sulla tragica fine di un giovane sia chiarita, e lo sia nella sede opportuna, un’aula giudiziaria».

Il superteste – All’inizio del suo interrogatorio davanti alla Corte d’Assise, Francesco Tedesco, uno dei tre Carabinieri imputati per omicidio preterintenzionale ai danni di Stefano Cucchi, ha accusato di pestaggio gli altri due militari coinvolti, Raffaele D’Alessandro Alessio Di Bernardo: «Chiedo scusa alla famiglia Cucchi e agli agenti di Polizia penitenziaria imputati al primo processo», ha detto Tedesco, prima di aggiungere: «Questi anni sono stati un muro insormontabile». Ha poi spiegato che durante lo scatto delle foto segnaletiche Stefano Cucchi non voleva dare le sue impronte e di fronte a questo comportamento i due Carabinieri hanno reagito in maniera violenta, prima con uno schiaffo e poi con un calcio sul volto quando l’uomo era già a terra.

Le reazioni – Nel merito si è espresso in mattinata anche il presidente della commissione parlamentare Antimafia Nicola Morra. In un tweet ha ricordato che «lo Stato deve, a fronte di provati comportamenti infedeli dei suoi uomini, far capire che non sta a guardare e che sanziona. Chi sbaglia, paga».