Papa Francesco“Era ora”. C’è chi esprime sollievo dopo le dichiarazioni di Papa Francesco sulla presenza di una “lobby gay” in Vaticano. Come un giovane vescovo italiano che ammette di aver provato non poca soddisfazione per la rottura del tabù rotto da Bergoglio. “Francesco ha sdoganato la discussione ammettendone l’esistenza. Ha rotto un muro”.

C’è anche però chi, tra le sacre mura, nega tutto. “Non si tratta di una vera e propria lobby. La lobby condiziona le decisioni di chi comanda. Qui è diverso. Nessuno condiziona i poteri vaticani.” A smentire tutto anche diverse associazioni gay e per i diritti civili. “Quella della lobby gay vaticana è una bufala gigantesca che serve solo a gettare fango sulla comunità omosessuale”, dice il presidente di Gaynet, associazione giornalisti lgbt, Franco Grillini, che si chiede anche come mai la notizia sia uscita proprio mentre in Parlamento si discute delle leggi sull’omofobia. “L’esistenza di un clero maschile che fa sesso con altri maschi non autorizza a parlare di lobby gay, perché non siamo affatto di fronte a un gruppo che fa gli interessi della comunità omosessuale bensì a un gruppo che è parte integrante di una struttura di potere, quella vaticana, violentemente omofoba”, conclude duramente Grillini.

Non mancano nemmeno voci critiche verso lo stesso Pontefice: “Quando la smetterà di fare il parroco e deciderà di fare finalmente il Papa?”.  Ma fuori, in Piazza San Pietro, durante gli Angelus e le udienze del mercoledì, sono sempre oltre 90 mila i fedeli che acclamano Papa Francesco a gran voce.

Tutto è iniziato giovedì 6 giugno, quando, durante un’udienza con rappresentanti della Clar (Confederazione di Religiosi dell’America Latina e dei Caraibi), Papa Bergoglio ha ammesso che nella Curia romana esiste una “corrente di corruzione” e che in Vaticano esiste una “lobby gay”, aggiungendo: “Bisogna vedere cosa possiamo fare al riguardo”. Una notizia che, se confermata, andrebbe ad avvalorare le indiscrezioni dei mesi scorsi su Vatileaks e sul quadro di corruzione che avrebbe indotto Benedetto XVI alle dimissioni.

Stefania Cicco