Nuovi elementi sul caso del deputato di Fratelli d’Italia Emanuele Pozzolo, dalla cui pistola è partito il colpo che la notte di Capodanno, a Rosazza (Biella), ha ferito Luca Campana (31 anni), genero del caposcorta del sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro. Dopo l’accertamento sulle tre tracce di Dna trovate sull’arma, il racconto del caposcorta Pablito Morello fa ulteriore luce sulle dinamiche del colpo esploso durante la festa alla pro loco, organizzata dalla sindaca di Rosazza Francesca Delmastro, sorella del sottosegretario alla giustizia.
La testimonianza – «L’arma è sempre stata in mano a Pozzolo», ha raccontato Pablito Morello agli inquirenti, come riportato dal quotidiano La Stampa. Negli atti dell’indagine c’è la sua ricostruzione della scena dopo lo sparo. Al momento del botto, il caposcorta sarebbe stato l’unico in piedi vicino al tavolo, alla sinistra di Pozzolo che, «spaventato e sorpreso», avrebbe lasciato cadere la pistola. D’istinto, Morello avrebbe afferrato l’arma per evitare che cadesse sul tavolo ma, come ha raccontato ai carabinieri: «essendo ancora calda e fumante, ho percepito il calore sulla mano e l’ho appoggiata sul piano del tavolo. Mi sono assicurato di allontanare Pozzolo dall’arma rimasta sul tavolo, per poi collaborare a soccorrere il ferito che stava inveendo contro il deputato», anche mentre era al telefono coi soccorritori. «Mi hai sparato, almeno chiedimi scusa», è la frase che Campana avrebbe urlato a Pozzolo.
I tre Dna – All’interno di quella stanza, nella sede della pro loco, c’erano almeno venti persone, ma le tre tracce di Dna trovate sulla pistola corrispondono a quelle di Pozzolo, che la deteneva legalmente, di Pablito Morello e del figlio di quest’ultimo, Maverick Morello, che avrebbe preso in mano la North American calibro 22 per consegnarla al padre. La versione di Maverick ha trovato riscontro proprio nelle tracce genetiche sull’arma e nel racconto del padre: «Me l’ha portata, dicendomi di ritirarla per sicurezza», ha raccontato il caposcorta, aggiungendo: «L’ho presa e non sapendo dove custodirla l’ho appoggiata su una mensola a muro, in alto».
L’indagato – Sotto indagine per lesioni aggravate, Emanuele Pozzolo ha sempre negato di aver sparato, anche se smentito dalle testimonianze dei presenti alla festa. Si attendono le analisi balistiche ordinate dalla procura di Biella, che continua a indagare per avere l’esatta ricostruzione della dinamica di quanto avvenuto quella notte. Per ora, il deputato “pistolero” rimane sospeso «in via cautelativa» dal gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia alla Camera, oltre che dal partito. Formalmente Pozzolo continua a essere deputato di Fratelli d’Italia, ma non partecipa alle riunioni ufficiali del gruppo e non può presentare emendamenti o fare interventi in aula a nome del gruppo. Dopo i fatti di Capodanno, nella bufera sono entrate anche alcune sue dichiarazioni controverse su X (ex twitter). In particolare, un suo tweet pro armi del 2015, in cui usava l’hashtag #progun: «per Obama è sempre colpa delle armi. Eppure io non ho mai visto una pistola sparare da sola».