Saman Abbas foto ansa

Shabbar Abbas (foto Ansa)

Si è fermata la fuga di Shabbar Abbas, il padre di Saman, che nella giornata di lunedì 14 novembre è stato arrestato dalla polizia del Punjab, in Pakistan. Inizialmente si era creduto che le manette fossero scattate per l’accusa di frode, ma ulteriori verifiche hanno confermato che ad aver mosso le autorità pakistane è stato il mandato di cattura internazionale che Marta Cartabia aveva firmato nel settembre del 2021. Abbas è accusato di essere corresponsabile dell’omicidio di sua figlia Saman, all’epoca diciottenne. L’Italia teme non venga concessa l’estradizione. Intanto la moglie è ancora latitante.

 

Il processo – Il 10 febbraio prossimo presso la Corte d’Assise di Reggio Emilia inizierà il processo e al banco dell’imputato ci saranno, sicuramente, lo zio di Saman, arrestato a Parigi a settembre, e i due cugini, Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq, arrestati uno in Francia e l’altro in Spagna. La presenza di Shabbar Abbas, invece, è in dubbio: il ministero della Giustizia ieri ha fatto sapere che «il Pakistan ha confermato che Abbas è stato fermato per la richiesta di arresto a fini estradizionali avanzata dall’Italia», ma l’arresto non garantisce l’estradizione. Non ci sono, infatti, trattati internazionali tra l’Italia e il Pakistan. Come ha spiegato a La Stampa l’esperto Nicola Canestrini, se per il nostro Paese questo non è un problema perché il nostro ordinamento prevede meccanismi di estradizione anche senza una convenzione, il discorso è diverso per il Pakistan, che estrada soltanto in presenza di un accordo. Solo una cosiddetta «cortesia internazionale» del governo pakistano potrebbe sbloccare l’estradizione. In ogni caso, il fatto che, intanto, l’arresto sia avvenuto lascia ben sperare. La difesa, ha detto sempre a La Stampa l’avvocato internazionalista Dario Gorji, potrebbe contestare l’estradizione per tre motivi. Uno: le autorità italiane hanno dichiarato pubblicamente che Abbas è colpevole e i suoi diritti, quindi, sono pregiudicati; due: in Italia non è sempre previsto un traduttore e se Abbas non parla italiano (o se lo parla male) non avrebbe un processo equo; e tre: il sovraffollamento delle nostre carceri, che potrebbe portare il Pakistan a stabilire che l’Italia non sarebbe in grado di garantire in maniera corretta i suoi diritti di detenuto ad Abbas.

Latitante – È ancora in fuga, invece, la madre di Saman. Il giorno dopo l’omicidio era fuggita col marito in Pakistan e anche su di lei pende il mandato di cattura che firmato dall’ex guardasigilli. Ma di lei si sono perse le tracce: Abbas ha subito detto alla polizia che Nazia Shaheen «non è più in Pakistan, è partita per l’Europa». Un’affermazione non verificata dalle autorità, dettata dalla volontà di proteggere almeno la moglie dalla giustizia italiana.

Il presunto omicidio – Era il 30 aprile 2021. La famiglia Abbas abitava a Novellara, in provincia di Reggio Emilia, in un’azienda agricola dove lavorava. Quel giorno Saman è scomparsa. Le ricerche sono andate avanti per mesi ma il corpo non è mai stato trovato. Secondo le ricostruzioni della procura di Reggio Emilia, il padre di Saman, d’accordo con la moglie Nazia Shaheen, avrebbe richiesto allo zio della giovane, Danish Hasnain, di ucciderla per aver rifiutato il matrimonio combinato e per avere una relazione con un ragazzo, Saqib, non approvato dalla famiglia.