«Assolto per non aver commesso il fatto». La sentenza emessa il 22 febbraio dai giudici della Corte d’Appello di Catanzaro mette la parola fine al calvario di Angelo Massaro, cinquantunenne di Fragagnano, provincia di Taranto. Vent’anni trascorsi in diverse carceri italiane, Foggia, Carinola (Caserta), Taranto, Melfi e Catanzaro, lontano dalla moglie e dai due figli. Accusato dell’omicidio di Lorenzo Fersurella, ucciso nel tarantino nell’ottobre del 1995, Massaro viene arrestato il 15 maggio del 1996. Gli inquirenti si basano su un’intercettazione telefonica e sulla dichiarazione di un collaboratore di giustizia, che sostiene di aver appreso da altri del presunto coinvolgimento dell’uomo nel delitto Fersurella. Massaro viene poi condannato in via definitiva a 24 anni di reclusione.

L’iter processuale – Salvatore Maggio, avvocato del cinquantunenne, non si arrende e presenta alla Corte d’Appello di Potenza la richiesta di revisione del processo. Il tribunale del capoluogo lucano però respinge l’istanza del legale, giudicandola inammissibile. Maggio si appella dunque alla Corte Suprema di Cassazione, che accoglie il suo ricorso e trasmette gli atti processuali al tribunale di Catanzaro. Intanto dal carcere Massaro scrive lettere di sensibilizzazione rivolte al Ministero di Grazia e Giustizia, al dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e all’associazione Antigone, che si occupa dei diritti dei detenuti. Apre anche un blog, “Le urla dal silenzio” dove denuncia la difficile situazione nelle carceri italiane. Il dibattimento in aula prosegue: Maggio, attraverso gli atti, le testimonianze e le intercettazioni di un altro procedimento giudiziario, riesce a dimostrare che il suo assistito si trovava in un luogo diverso da quello dal quale scomparve la vittima. Con la sentenza della corte d’Appello di Catanzaro per Massaro arriva anche la scarcerazione, dopo 20 anni e 9 mesi. Ora l’avvocato prenderà in esame tutta la documentazione processuale e presenterà domanda di risarcimento per ingiusta detenzione.