L’ultimo capitolo della storia di Cesare Battisti si è consumato in Bolivia, a Santa Cruz de la Sierra, dove il 12 gennaio 2019 è stato arrestato dopo quasi 40 anni di latitanza all’estero. Membro dei Pac (Proletari Armati per il Comunismo), condannato in contumacia in Italia a due ergastoli per gli omicidi compiuti negli anni Settanta, una lunga fuga tra Francia, Messico, Brasile: adesso l’ex terrorista verrà estradato nel nostro Paese, dove sconterà la pena in carcere.
Gli omicidi – Classe 1954, a 18 anni Battisti viene arrestato per una rapina a Frascati e successivamente per un sequestro di persona. Nel 1977, mentre si trova nel carcere di Udine per aver aggredito un sottoufficiale dell’esercito, conosce Arrigo Cavallina, ideologo dei Pac, ai quali aderisce una volta tornato libero. Per loro partecipa a una serie di azioni armate, come gli omicidi del maresciallo Andrea Santoro, ucciso il 6 giugno 1978, e di Andrea Campagna, agente della Digos milanese, freddato con cinque colpi di pistola il 19 aprile 1979, per i quali viene accusato di essere stato l’esecutore materiale. A Battisti vengono imputati anche altri due omicidi, quelli dei gioielliere Pierluigi Torregiani, dove viene accusato di essere stato il mandante e l’ideatore, e del macellaio Lino Sabbiadin a Mestre, dove si sostiene abbia fornito copertura armata, entrambi avvenuti il 16 febbraio 1979. Viene arrestato per banda armata e detenuto nel carcere di Frosinone, da dove il 4 ottobre 1981 riesce a fuggire mentre è in corso l’istruttoria del processo.
La fuga – Fugge in Francia, dove vive un anno da clandestino, poi ripara in Messico fino al 1990, quando si trasferisce a Parigi. Grazie alla “dottrina Mitterrand”, che gli evita l’estradizione in Italia, nella capitale francese Battisti vive con la famiglia, fa il portiere di uno stabile e inizia a scrivere romanzi noir. Grazie alla sua attività letteraria ottiene l’appoggio di diversi scrittori e intellettuali, come Fred Vargas, Daniel Pennac e Bernard Henry-Lévy. Nel 2004 fugge ancora, dopo che lo Stato francese aveva concesso l’estradizione all’Italia. Riappare in Brasile nel 2007, dove ottiene lo status di rifugiato politico da parte del governo del presidente Luiz Inàcio Lula da Silva. Nonostante il parere negativo del Tribunale Supremo Federale (Stf), i presidenti Lula e Dilma Rousseff negano l’estradizione, dando la possibilità a Battisti di stabilirsi a Cananeia, nello Stato di San Paolo, con la famiglia.
Gli ultimi giorni- Il caso si riapre con la recente vittoria alle elezioni presidenziali di Jair Bolsonaro, che aveva promesso durante la campagna elettorale che avrebbe rimandato l’ex membro dei Pac in Italia. Nel dicembre 2018 quando sembrava imminente il suo arresto da parte delle autorità brasiliane per “pericolo di fuga”, l’ex terrorista fa perdere le sue tracce, risultando latitante fino al 12 gennaio 2019, quando la sua avventura sudamericana si chiude definitivamente a Santa Cruz.