L’uso della carne di cane come cibo non è uno stereotipo sbagliato nei confronti del popolo asiatico, ma una tradizione antica che ancora oggi viene celebrata pubblicamente. Ne è il simbolo il Lychee and Dog Meat Festival di Yulin, una piccola città nella regione dello Guangxi nel sud della Cina, che quest’anno ha preso il via il 21 giugno (solstizio d’estate) e terminerà il 30. Un evento che è da anni al centro delle polemiche e delle proteste degli animalisti di tutto il mondo a causa del crudele trattamento che viene riservato ai cani. Stipati in gabbie per giorni sotto il sole, maltrattati e torturati, vengono uccisi brutalmente (bolliti vivi o buttati sulle griglie) per poi essere mangiati.
Il commercio illegale – In Cina la carne di cane è molto costosa perché è considerata nutriente, afrodisiaca e ottima per la salute: generalmente venduta a 4 euro al kg, si trova nei mercati della zona. Ma legato a questa tradizione c’è anche il problema del commercio illegale di cani perché, secondo alcune credenze, se l’animale è stato amato e ha ricevuto delle cure la sua carne sarà più buona. Inoltre, il fatto che un animale domestico sia più al sicuro dalle malattie rende la sua carne risulta più pregiata. Così i cani domestici vengono rubati per essere poi venduti a caro prezzo: nella brutalità delle immagini che mostrano la sofferenza degli animali, che vengono prelevati per il collo con bastoni di ferro, si vedono spesso anche dei collari, a dimostrazione della loro provenienza illecita.
«Succede in realtà rurali, qualcosa sta cambiando» – «Io sono assolutamente contraria all’idea di mangiare la carne dei cani ma si tratta di una tradizione antica che è difficile eliminare in quella zona della Cina», spiega Isabella Pu, studentessa cinese nata e cresciuta a Milano. «Negli ultimi anni ci sono state delle campagne che hanno cercato di limitare questa usanza, ma purtroppo non c’è ancora una legge che la vieti. Ci sono anche molti stranieri che vanno a Yulin solo per provare la carne, e questo è terribile». Dello stesso parere è Yang Jiaqi (detto Gigi), che racconta come «mangiare la carne dei cani è una tradizione che si deve limitare a quella zona a sud della Cina e in altre all’estremo nord. Si tratta di realtà rurali che, in percentuale molto piccola rispetto alla popolazione cinese, mangiano ancora carne dei cani come se si trattasse di un altro animale. Mi si spezza il cuore al pensiero che certe cose vengano fatte sui cani perché sono i nostri migliori amici e vivono con noi. Io ho un gatto e non immagino cosa voglia dire mangiarlo, ma succede anche questo. Ogni popolo ha le sue tradizioni culinarie e spesso risultano incomprensibili. Negli ultimi anni in Cina diversi attori e cantanti si sono opposti a questo Festival e qualcosa si è mosso».
Le proteste e i reportage – Ogni anno l’evento scatena l’indignazione del mondo intero e molti attivisti vanno a Yulin cercando di boicottare il Festival. I controlli della polizia su giornalisti (e occidentali) sono serratissimi. L’anno scorso due giornaliste delle Iene hanno realizzato un reportage da Yulin che mostra la situazione dei mercati e lo svolgimento del festival: ne è emersa la totale freddezza dei commercianti e la normalità che si respira davanti a scene di cani scuoiati, bolliti e poi appesi per far sgocciolare il sangue dalle loro carcasse. Da diversi anni Davide Acito, attivista e vegano convinto, cerca di salvare più cani possibili da quelle torture andando direttamente a Yulin. Con la sua Action Project Animal e la collaborazione di tanti attivisti cinesi e internazionali – e dall’anno scorso anche della stilista Elisabetta Franchi – è stato realizzato un rifugio per i cani salvati dal Festival e dai macelli della zona, l’Island Dog Village EF. In questo luogo gli animali (perché nelle gabbie si trovano anche dei gatti) vengono curati, nutriti e coccolati nella speranza che qualcuno possa adottarli grazie al contributo di medici veterinari che si prestano per la causa.