A cinque anni dall’arrivo del «paziente zero» a Codogno il Covid sembra solo un ricordo, nonostante 197mila italiani morti a causa del virus. Ora non si vuole più correre il rischio di farsi trovare impreparati, come era accaduto nel 2020, di fronte a una nuova pandemia. Giovedì 20 febbraio è stato inviato in Conferenza Stato-Regioni un nuovo Piano nazionale pandemico valido fino al 2028. Pur ispirandosi alle indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) del 2023, l’Italia vuole distaccarsi dal piano globale: le riserve riguardano il concetto di restrizioni e l’adozione di un green pass mondiale. Si ribadiscono comunque l’efficacia dei vaccini e la fiducia verso i medici, oggi celebrati nella Giornata del personale sanitario.

Le origini – Nel primo pomeriggio di giovedì 20 febbraio 2020, all’ospedale di Codogno arriva il risultato del tampone di Mattia Maestri: è il primo caso di SarsCov2 in Italia. Meno di un mese prima una coppia di turisti cinesi in visita a Roma manifesta sintomi influenzali e viene ricoverata. Sono originari della provincia di Wuhan, città poi indicata da molte fonti autorevoli come culla del virus. Le origini del Covid sono ancora oggetto di discussione, con teorie che oscillano fra la trasmissione casuale e la sua creazione in laboratorio. Di questa opinione è Alina Chan, biologa molecolare al Broad Institute del Mit e Harvard, che ha dichiarato al New York Times: «mancano ancora le prove chiave che ci si aspetterebbe se il virus fosse emerso dal commercio di animali selvatici». Chan non è quindi convinta dell’ipotesi secondo cui il Covid-19 provenga da un animale dell’Huanan Seafood Market. Al contrario sostiene che il Wuhan Institute of Virology (WIV), laboratorio di ricerca all’avanguardia a livello mondiale, «era alla ricerca di virus simili da oltre un decennio». Tant’è che i ricercatori erano risultati contagiati mesi prima che il mondo scoprisse dell’esistenza del Covid.

Ansa/Abbate

I numeri della pandemia – Una volta cominciata, l’epidemia ha avuto un effetto devastante. Solamente in Italia ci sono stati 27 milioni di contagi, di cui più di mezzo milione fra gli operatori sanitari. L’età media è stata di 45 anni, a dimostrare come il virus abbia colpito ogni strato di popolazione. Anche dal punto di vista economico i costi sono stati altissimi. Soltanto per le mascherine chirurgiche o Ffp2 l’Italia ha speso 24 miliardi, per la maggior parte a carico diretto dei cittadini. I vaccini si sono dimostrati efficaci, riuscendo a convincere quasi tutti: 50 milioni di vaccinati che corrispondono all’ 87% della popolazione. Eppure sono stati fonte di ulteriore spreco, con 49 milioni di dosi vaccinali inutilizzate e buttate via poiché scadute.

Il piano – Nel testo inviato in Conferenza Stato-Regioni, come riportato da Ansa, la novità riguarda le restrizioni: «è escluso l’utilizzo di atti amministrativi per l’adozione di ogni misura che possa essere coercitiva della libertà personale o compressiva dei diritti civili e sociali». Tali misure, temporanee e eccezionali, potranno essere previste solo nel caso di leggi o atti aventi forza di legge. Altro punto fondamentale del nuovo Piano pandemico è l’aumento dei posti letto in terapia intensiva: l’obiettivo è portare gli attuali 5.179 posti a 8.700. Resta da capire come fare fronte alla carenza di personale sanitario.

I prossimi rischi – La comunità scientifica è ora tornata ad avvertire il rischio di una nuova epidemia. Un’indagine dell’European Society of Clinical Microbiology and Infectious Diseases (ESCMID) ha riunito 187 esperti internazionali, provenienti da 57 Nazioni.
L’influenza è considerata la malattia dal più alto potenziale pandemico per la sua capacità di adattamento. Molto attenzionata anche la cosiddetta “Malattia X”, espressione con cui si definiscono vari agenti patogeni che potrebbero generare un’emergenza sanitaria. Infine, il The Guardian ha riportato le preoccupazioni espresse dall’Oms sulla diffusione dell’influenza aviaria H5N1, presente negli uccelli ma potenzialmente mortale anche per i mammiferi. Nelle ultime settimane, il virus si è diffuso anche fra i bovini di alcuni allevamenti americani e ha infettato gli allevatori. Il timore è che il virus si evolva e riesca a trasmettersi da uomo a uomo, cosa che al momento non è in grado di fare.