Il pianeta è all’ultima chiamata. Secondo il sesto rapporto dell’Ipcc, il gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici dell’Onu, è ancora possibile fermare il surriscaldamento globale, ma servono tagli immediati alle emissioni di gas serra. Secondo lo studio, l’obiettivo deve essere quello di non aumentare più di 1,5 gradi la temperatura terrestre rispetto a quella dell’era preindustriale, così da evitare il collasso dell’ecosistema. Il report sarà l’ultimo avviso dell’Ipcc dato che la pubblicazione del prossimo studio è prevista per fine decennio, quando, in mancanza di intercventi efficaci, potrebbe già essere troppo tardi per invertire la rotta.

La sfida- Il rapporto di valutazione sui cambiamenti climatici è arrivato a distanza di otto anni dal precedente e ha visto il lavoro di quasi 1000 scienziati, provenienti da tutto il mondo, che hanno fornito un quadro sulle tre principali tematiche del cambiamento climatico: basi scientifiche, adattamento e mitigazione. Per l’Ipcc la principale causa del riscaldamento globale, che contribuisce per quasi l’80%, sono le emissioni di gas serra dovute all’utilizzo di fonti fossili nell’industria, nei trasporti e negli edifici. La transizione energetica procede a rilento e difficilmente si riuscirà a mantenere l’obbiettivo di dimezzare l’emissioni di gas serra entro il 2030, nonostante il costo di solare ed eolico si sia ridotto negli ultimi dieci anni, rispettivamente dell’85% e del 55%, così come è crollato il costo delle batterie al litio. Antonio Guterres, Segretario generale dell’Onu ha sottolineato l’urgenza del cambiare rotta: «La bomba climatica scandisce i secondi. Ma il rapporto Ipcc è una guida pratica per disinnescare la bomba a orologeria climatica. Come il rapporto mostra, il limite di 1,5 gradi è realizzabile. Ma ci vorrà un salto di qualità nell’azione per il clima». Con le temperature medie già a +1,1 °C dall’era preindustriale gli impegni presi finora si sono rivelati insufficienti. È dunque necessario lavorare urgentemente per dimezzare le emissioni entro il 2030 e arrivare a zero entro il 2050.

Le conseguenze- «Ogni aumento della temperatura si trasforma rapidamente in una escalation di pericoli», affermano nel report gli scienziati, secondo cui gli eventi metereologici estremi sono strettamente connessi con il riscaldamento globale. Aggiungendo anche: «l’insicurezza per cibo e acqua legata a fattori climatici è stimata in crescita con l’aumento di calore. E quando i rischi si combinano con altri eventi avversi, come pandemie o guerre, diventano più difficili da gestire». Se il riscaldamento supererà gli 1,5 °C «potrebbe essere nuovamente ridotto gradualmente raggiungendo e mantenendo emissioni globali nette negative di CO2», ma con «maggiori problemi di fattibilità e sostenibilità». In ogni caso però, oltrepassare gli 1,5 °C «comporta impatti negativi, alcuni irreversibili, e rischi aggiuntivi per i sistemi umani e naturali, tutti in crescita con l’entità e la durata del superamento». Lo scopo del report è quello di parlare direttamente sia ai governi, per intraprendere azioni di contrasto al surriscaldamento, sia ai manager delle grandi aziende, per spronarli a cercare modelli di sviluppo più sostenibili. Il problema è globale e secondo Guterres «ciascun Paese deve essere parte della soluzione. Chiedere agli altri di fare la prima mossa vuol dire soltanto essere certi che l’umanità arriverà per ultima».