Erano bagni pubblici, venivano utilizzati da chi ne aveva bisogno e non poteva permetterseli nella propria casa. Ora lo spazio è stato trasformato ma a beneficiarne rimangono ancora i cittadini più deboli. Dopo trent’anni la Comunità di Sant’Egidio gestisce e utilizza ancora lo stabile in via Fratelli di Dio, a Novara. La scritta “Bagni” non è mai sparita ma adesso all’ingresso dell’edificio spicca l’insegna “Casa della solidarietà”. «È un luogo di incontro di varie realtà in un quartiere periferico che si è trasformato in meglio negli ultimi anni», racconta Piero Bestagini, educatore della comunità. Prima la zona era un luogo degradato e abbandonato a sé stesso, con problemi sociali legati allo spaccio di stupefacenti.  Recentemente il quartiere è diventato un punto di riferimento per l’integrazione tra culture diverse, vista la grande varietà di paesi d’origine degli abitanti. «Qui vivono fianco a fianco famiglie italiane e straniere. Proprio per questo motivo abbiamo voluto creare una comunità dove le persone potessero incontrarsi in modo guidato, cercando di comprendersi a vicenda», spiega Bestagini.

Dopo la ristrutturazione avvenuta tra il 2016 e il 2017 grazie ai fondi europei e regionali, i bagni pubblici sono scomparsi per lasciare posto a grandi aule attrezzate con banchi e giochi per i bambini. «Noi utilizzavamo da trent’anni un’aula attaccata a questo stabile, in cui facevamo il doposcuola ai ragazzi. Dopo la ristrutturazione abbiamo potuto occupare anche i nuovi spazi per ampliare il sostegno alla comunità», continua Bestagini. Ad oggi la Casa della solidarietà, aiutata economicamente dalla fondazione Cariplo, offre diversi progetti di inclusione sociale.

Una particolare attenzione viene data alle nuove generazioni. Adesso in via Fratelli di Dio esistono due doposcuola, dedicati a bambini di fasce d’età diverse, chiamati “Scuola della pace”. Nell’aula accanto all’entrata circa 30 adolescenti sono seguiti da un gruppo di volontari esperti che da anni collaborano con la Comunità. L’obiettivo non è soltanto aiutare i ragazzi nello svolgimento dei compiti scolastici ma anche fare in modo che costruiscano relazioni d’amicizia con coetanei di altre culture. «Seguire questi giovani è sicuramente impegnativo perché oltre ai problemi legati all’adolescenza sono costretti ad affrontare anche le difficoltà legate al trovarsi in un paese che non tutti gli riconoscono come proprio», dice Bestagini. Il gruppo più numeroso, però, è rappresentato dai bambini tra i 6 e i 10 anni. Più volte alla settimana si radunano per giocare tra di loro sotto lo sguardo attento e partecipe dei volontari più giovani della Comunità di Sant’Egidio, in un salone che si trova nell’altra ala della struttura. Pastelli, giochi da tavolo e sedie colorate riempiono i pomeriggi dei 150 iscritti alla Scuola della Pace. «Grazie ai fondi della Cariplo abbiamo assunto a tempo indeterminato nuovo personale e siamo riusciti a soddisfare la crescita delle domande di partecipazione», aggiunge il responsabile della Comunità.

Nella società di oggi, però, sono considerati soggetti fragili anche i pensionati. Proprio per questo motivo la Comunità di Sant’Egidio ha deciso di creare “Viva gli anziani”, un progetto dedicato agli over 80 rimasti soli per includerli in una “rete sociale”. Per non farli sentire emarginati, gli operatori della Casa della solidarietà forniscono un servizio di assistenza e compagnia. In una società che invecchia sempre di più «è fondamentale prendersi cura di queste persone che altrimenti sarebbero abbandonate a loro stesse», dichiara Bestagini.

La Comunità di Sant’Egidio si rivolge anche a chiunque abbia difficoltà ad interagire e integrarsi nella società. vista la scarsa conoscenza della lingua. Proprio per questo anche alle donne straniere di prima generazione vengono riservati dei progetti ad hoc, ad esempio quelli per insegnare l’italiano. Su questa lacuna nelle aule degli ex bagni pubblici di Novara lavorano i volontari e una traduttrice dell’associazione nata a Roma nel 1968.

Tuttavia, non esiste integrazione senza lavoro: «Un’altra nostra iniziativa è quella di counseling, vale a dire la redazione di un curriculum vitae per gli stranieri da poter utilizzare per aiutarli nella ricerca di un’occupazione», spiega Bestagini.  Grazie alla collaborazione con la Fondazione San Grodenzio, oggi, la Comunità sta esaminando e perfezionando 20 curriculum da inviare alle aziende della zona.

Diversi progetti con un solo obiettivo: cucire insieme le molteplici componenti di un tessuto sociale che all’apparenza possono sembrare inconciliabili. «Il nostro obiettivo è rimanere ancora qui per molti anni continuando a migliorare questo quartiere e ad aiutare le famiglie che abitano qui», spera Bestagini.