Gli esiti della Cop25 non dovranno essere solo parole. Dalla conferenza dovrà uscire una decisione forte che fermi o riduca in maniera sensibile il surriscaldamento del pianeta. Questa è l’intenzione dell’Onu: «La scelta è tra speranza o capitolazione», ha detto Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, che ha aperto la venticinquesima conferenza mondiale sul clima presieduta dal Cile, in programma oggi a Madrid fino al 13 dicembre. Saranno oltre 25mila gli addetti ai lavori presenti nella capitale spagnola.
Agire per salvare il pianeta in piena emergenza climatica. Lo hanno ripetuto gli attivisti di tutto il mondo, con Greta Thunberg in testa, «prima che sia troppo tardi». Dai 196 Paesi firmatari del meccanismo di Parigi per il clima il mondo si aspetta misure concrete per abbattere le emissioni di gas serra e mantenere l’aumento della temperatura media almeno al di sotto dei 2 gradi, rispetto ai livelli preindustriali.
I protagonisti – Oltre ai firmatari dell’accordo di Parigi del 2015, primo accordo universale e giuridicamente vincolante sul clima, a Madrid sono presenti anche gli “osservatori”, dal terzo settore e dal mondo dell’attivismo. C’è anche la delegazione italiana del Wwf, rappresentata da Mariagrazia Midulla, responsabile ambiente, in partenza domani per Madrid. «Avremo un padiglione chiamato ‘emergency room’ con tutte le associazioni del settore. Sarà un’interfaccia con il mondo delle imprese, della scienza e dei vari movimenti dei ragazzi». Sarà una Cop sudamericana (era stata prevista inizialmente in Cile e poi in Brasile) con le organizzazioni della società civile protagoniste. Invece non ci sarà il presidente Usa Donald Trump, che poco più di un mese fa ha avviato le procedure per uscire dal patto sul clima. Al suo posto la dem Nancy Pelosi, presidente della Camera dei rappresentanti con una delegazione del partito democratico.
I precedenti di Parigi– Gli impegni presi nella capitale francese dai governi di tutto il mondo riguardavano le emissioni di gas serra e il surriscaldamento del pianeta. La conferenza aveva vincolato i governi a mantenere l’aumento medio della temperatura mondiale al di sotto di 2 gradi rispetto ai livelli preindustriali come obiettivo a lungo termine. Non solo, la ventunesima conferenza Onu sul clima puntava a limitare l’aumento a 1,5 gradi. Uno dei tavoli di discussione più importanti nella capitale spagnola, riguarderà la regolamentazione del mercato mondiale del carbone attraverso i carbon credits. Questo sistema permetterebbe agli Stati responsabili della più grande quantità di emissioni di co2, di comprare le emissioni con i crediti, impegnandosi a piantare alberi o a riforestare zone del pianeta minacciate dalla deforestazione.
Carbon credits: funzioneranno? – «Dipende da come si usano», dice la responsabile di Wwf Italia, «un esempio è il sistema europeo di emission trading. Quando è aumentato il prezzo della Co2, gli impianti hanno iniziato a funzionare di meno». Il Fondo monetario internazionale ha proposto una carbon tax di 75 euro: «Questo manderebbe in pensione gran parte degli impianti mondiali. La cifra proposta dall’Fmi è quella a cui tendere». Questa misura si abbinerebbe al programma di riforestazione, una co-misura come la definisce Pedulla: «Se tagliamo adeguatamente le emissioni, gli alberi ci aiuteranno a ottenere risultati per il riassorbimento della Co2 già presente nell’atmosfera. Si pensi al ruolo delle mangrovie nella protezione delle coste».
I Piani nazionali di azione per il clima – Prima e durante la conferenza di Parigi, i paesi hanno presentato piani nazionali di azione per il clima completi (INDC). Questi non sono ancora sufficienti per mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi, ma l’accordo traccia la strada verso il raggiungimento di questo obiettivo. L’articolo 4 dell’accordo di Parigi richiede che tutti gli stati firmatari preparino, comunichino e conservino le misure nazionali di che hanno dichiarato di voler raggiungere a Parigi. A che punto è l’Italia? «Non esiste un piano nazionale perché l’Unione Europea prevede un’azione comune per il clima», dice Pedulla. La versione finale del piano italiano sarà inviata alla Commissione Europea entro fine anno, a corredare l’azione comune chiamata, dalla nuova presidente Ursula Von der Leyen, Green New Deal. «Da Bruxelles ci hanno già chiesto di insistere sulle energie verdi, con più politiche per le rinnovabili e meno per il gas».
Il punto di non ritorno – La conferenza di Madrid segue l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite sulle emissioni di gas serra, pubblicato il 26 novembre. Il rapporto 2019 dice che per raggiungere l’obiettivo di mantenimento a 1,5 gradi, i governi dovranno tagliare del 7,6% le emissioni globali tutti gli anni, per i prossimi 10 anni, dal 2020 al 2030. Valore che si abbassa al 2,7% per non sforare la soglia di +2 gradi. Per contenere l’aumento entro 1,5 gradi, prosegue il rapporto, si dovranno produrre 32 gigatonnellate di Co2 in meno rispetto al livello attuale.
L’Onu avverte: in questo momento il pianeta terra si sta avviando al punto di non ritorno, a una velocità del surriscaldamento globale corrispondente a un aumento di 3,2 gradi centigradi.