Fonti principali di inquinamento atmosferico, le industrie e i processi di combustione. Autore: Robert S. Donovan

Voce ai giovani e al futuro, potenziamento del ruolo delle donne nella sfida al cambiamento climatico, equità tra generazioni e importanza delle popolazioni indigene. Questi i punti evidenziati dalla bozza di documento finale della Cop27 di Sharm el-Sheik. Il testo non ancora discusso tra gli stati, secondo Il sito britannico Climate Home News, contiene elementi che riflettono quello che il summit egiziano ha raccolto dalle consultazioni. I negoziati formali sul testo devono ancora partire ma si nota subito la mancanza di indicazioni su tematiche importanti come loss&damage. Obiettivo della Cop27 è quello di tradurre in azioni concrete l’Accordo sul clima di Parigi del 2015, mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali, e di cercare di limitarlo a 1,5°C. Questa traduzione pragmatica è lenta ad arrivare e come ha dichiarato il segretario generale Onu, Antonio Guterres, all’apertura dalla conferenza :“Siamo su un’autostrada per l’inferno climatico con il piede ancora sull’acceleratore”.

Paragrafi vuoti- La bozza “riconosce la crescente urgenza di affrontare le perdite e di danni del riscaldamento globale”, ma lascia ancora vuoto il paragrafo sul come finanziare i ristori. Ed è vuoto anche il paragrafo “Bisogni speciali e speciali circostanze in Africa“. Senza investimenti urgenti ai Paesi del Sahel si rischia uno scenario apocalittico, una crescita del riscaldamento, da qui al 2080, fino a 4,3 gradi. Secondo l’Onu realtà comune a tutti e dieci i paesi del Sahel: Burkina Faso, Camerun, Gambia, Guinea, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria, Senegal e Tchad dove le comunità dipendono dall’agricoltura e dalla pastorizia, molto vulnerabili ai cambiamenti climatici.  La bozza di documento finale nota inoltre che , con gli attuali impegni di decarbonizzazione degli stati, le emissioni al 2030 sono stimate dello 0,3 % in meno rispetto al 2019, mentre dovrebbero essere ridotte del 43% al 2030 rispetto al 2019, se si vuole raggiungere l’obbiettivo di zero emissioni nette.

Impegni non rispettati – Il Patto di Glasgow (Cop26) menziona esplicitamente il carbone, che è il fattore che contribuisce maggiormente al cambiamento climatico. E’ il primo accordo in assoluto a pianificare esplicitamente la riduzione del carbone. Dopo la sua approvazione il mondo si ritrova però a dover affrontare diversi fatti imprevisti. Gli avvenimenti dell’ultimo anno, invasione Russa in Ucraina, sospensione delle forniture da Gazprom, rigassificatori e ritorno a centrali a carbone, certo non hanno aiutato a mantenere gli impegni presi. La bozza esprime grave preoccupazione sul fatto che l’obiettivo dei 100 miliardi di dollari l’anno per aiuti ai paesi in via di sviluppo, previsto dall’Accordo di Parigi, non sia stato ancora raggiunto dal 2020. Infatti secondo un rapporto dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), pubblicato il 29 luglio 2022, sono stati versati solo 83,3 miliardi di dollari ai paesi in via di sviluppo contro i 100 previsti.  A Glasgow i paesi firmatari dell’Accordo di Parigi si erano impegnati a rivedere e aggiornare i contributi determinati a livello nazionale (Ndc) entro il 23 settembre 2022.  Ebbene solo 24 paesi dei 193 firmatari hanno mantenuto l’impegno.

Brasile, entusiasmo e speranze – Il nuovo presidente del Brasile Lula Da Silva ha partecipato alla Cop27 ed è stato accolto con entusiasmo e speranza. «Parleremo con il segretario generale delle Nazioni Unite – ha detto Lula – e chiederemo che la Cop del 2025 si svolga in Brasile e, precisamente, in Amazzonia ».Le parole di Lula riprendono due punti fondamentali della bozza; il salvataggio del “polmone verde del mondo”, l’Amazzonia, e il ruolo importante delle popolazioni indigene. L’ex presidente Jair Bolsonaro era stato accusato dalle opposizioni di aver perseguito una politica di intensiva deforestazione e di sterminio degli indigeni, accuse che l’interessato aveva sempre negato. Lula ha proposto la creazione di «un’alleanza mondiale per la sicurezza alimentare, l’eradicazione della fame e la riduzione delle disuguaglianze». Come pure si è impegnato a consolidare l’accordo di cooperazione fra i tre maggiori paesi coperti da foreste tropicali, Brasile, Repubblica Democratica del Congo e Indonesia, e a realizzare il vertice delle nazioni aderenti al Trattato di cooperazione amazzonica (Otca), «affinché per la prima volta possano discutere in maniera sovrana la promozione dello sviluppo integrato della regione con inclusione sociale e responsabilità climatica».

Il ruolo dell’ItaliaGiorgia Meloni e il suo governo si considerano in linea con la Cop27, grazie a RepowerEU e Fondo Italiano per il Clima e sta finanziando entrambe le organizzazioni.  La premier dichiara « Rimaniamo impegnati a mantenere la promessa di 100 miliardi di dollari per sostenere i Paesi in via di sviluppo fino al 2025 e a definire un obiettivo ambizioso e sostenibile per il periodo successivo».  Anche Intesa San Paolo ha una voce, Gian Maria Gros-Pietro, presidente della banca, precisa che come grande gruppo bancario intende contribuire alla realizzazione di nuovi modelli di sviluppo e crescita. Il piano industriale 2022-2025 dà priorità a creazione di valori ambientali compatibili per tutti gli stakeholder e rafforzamento della posizione di leadership sulle tematiche Esg.