È incerto il bilancio della Cop27 di Sharm el-Sheikh. L’obiettivo dei Paesi più colpiti dal cambiamento climatico, quello di istituire un fondo Loss&Damage, è stato raggiunto ma a costo di mettere da parte la questione delle emissioni.
Gli obiettivi – Dopo un anno di grande siccità e di fenomeni atmosferici sempre più devastanti e imprevedibili, la Cop27 ha preso in carico l’agenda della precedente Cop26 tenutasi a Glasgow. I due nodi che a Glasgow non erano stati risolti erano l’eliminazione di emissioni di gas serra e l’idea di un fondo Loss&Damage. I197 Paesi presenti alla Conferenza Onu sul clima si sono confrontati anche su molte altre questioni: la transizione ecologica, l’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili, il mantenimento del riscaldamento del pianeta entro il limite di 1,5° dai livelli preindustriali.
Loss&Damage – Il fondo per le perdite e i danni subiti dai Paesi più esposti alle gravi conseguenze della crisi climatica è il vero traguardo di questa Cop. L’ottenimento di questo fondo è stato raggiunto dopo trent’anni di insistenza da parte dei Paesi interessati, i G77 e la Cina. È ancora incerto quali Paesi dovranno finanziare il fondo e quali ne trarranno beneficio. La posizione dell’Occidente è ferma sull’idea che a usufruirne debbano essere soltanto i paesi più vulnerabili e non le superpotenze economiche come l’India e la Cina, che dovrebbero piuttosto figurare tra i donatori. La Cina sembra aver accolto la proposta anche se il portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning ha affermato che c’è ancora «molta strada da percorrere» per la cooperazione globale. L’avvio operativo del fondo è previsto in occasione della Cop28 nel 2023, durante la quale sarà presentato il progetto preparato, nel frattempo, da un Comitato transitorio. Oltre al fondo sarà istituito un sistema di primo allarme per gli eventi meteorologici estremi che si verificheranno nel mondo.
Le emissioni messe da parte – La vera sconfitta della Conferenza di Sharm el-Sheikh riguarda la mitigazione e cioè la riduzione di gas serra nell’atmosfera. Non è stata accolta la richiesta di eliminare l’uso dei combustibili fossili e sono rimasti quasi inalterati gli obiettivi di riduzione del carbone: misure non sufficienti a ridurre le emissioni di gas serra che hanno una grande influenza sul riscaldamento globale. Il tema della riduzione delle fonti fossili viene rimandato all’agenda della Cop28 di Dubai: ancora una volta i Paesi produttori di petrolio sembrano scontenti e pronti a osteggiarlo. Dal 2019 la diminuzione delle emissioni è stata dell’appena 0,3%: entro il 2030 bisognerebbe scendere di ancora 42,7% (per un totale di –43% dal 2019). Questa è la soglia necessaria per stabilizzare il riscaldamento globale entro il limite di 1,5°.
Le reazioni – Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha riconosciuto una grave mancanza da parte dei Paesi presenti alla Conferenza, che sembrano aver fatto passi indietro rispetto agli obiettivi di Glasgow. Il punto più critico della trattativa, il fondo Loss&Damage, è stato raggiunto, ma a scapito di molti altri ben più necessari per prevenire proprio quei fenomeni atmosferici imprevedibili causati dal cambiamento climatico. Non è stato infatti ancora istituito il fondo da 100 miliardi previsto nel 2020 dall’Accordo di Parigi per aiutare i paesi meno sviluppati che hanno necessità di creare delle politiche climatiche. Sul tema la Cop27 ha dato risposte “insufficienti”, ha dichiarato il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, in occasione della chiusura della conferenza per il clima dell’Onu.