La Cina non è ancora al sicuro. Nonostante i contagi interni di Coronavirus siano arrivati a zero per il secondo giorno consecutivo, nel Paese – ha riferito la Commissione sanitaria nazionale – ci sono stati altri 39 casi di infezione importata (228 in totale) e 3 decessi, di cui 2 nella provincia dell’Hubei e uno in quella del Liaoning. Le misure si sono fatte più aspre: chiunque atterri in Cina viene scortato in strutture dove dovrà trascorrere un periodo di quarantena di 14 giorni. «Basta una scintilla e l’incendio ritornerà», scrive il China Daily citando le autorità sanitarie.
I numeri – Al momento in Cina i casi confermati sono saliti a 80.967 totali, comprensivi di 6.569 pazienti ancora sotto trattamento medico, di 3.248 morti e di 71.150 persone dimesse dagli ospedali, che hanno spinto la quota dei guariti all’87,8%. Sui 39 casi importati, 14 sono relativi al Guangdong, 8 a Shanghai, 6 a Pechino e 3 al Fujian. Infine, uno ciascuno a Tianjin, Liaoning, Heilongjiang, Zhejiang, Shandong, Guangxi, Sichuan e Gansu. Sono 730 le persone dimesse giovedì dagli ospedali, mentre i casi di contagio gravi sono calati di 178 unità, a 2.136. Ammontano a 104, ha spiegato la Commissione, le persone che sono attualmente sotto osservazione per il sospetto di contagio, mentre sono 8.989 quelle entrate a stretto contatto con i contagiati e quindi sotto monitoraggio.
Progressi a rischio – Da quando il virus ha paralizzato la provincia dello Hubei lo scorso dicembre, la Cina ha adottato una serie di misure restrittive per limitare il contagio: prima tra tutte la quarantena e l’isolamento sociale. L’isolamento forzato di tutti coloro che sono entrati in contatto con il virus, poi, ha impedito che i focolai fuori dall’epicentro si trasformassero in nuovi punti di forte contagio. La quarantena di 60 milioni di persone ha permesso la limitazione del contagio a 80.000 persone con poco più di 3000 vittime, ma c’è un grosso problema. «Anche se ci fossero stati molti più casi di Coronavirus di quanto riportato ufficialmente dal governo cinese, meno dell’1% della popolazione è stata infettata nella prima ondata, lasciando la maggior parte delle persone vulnerabili», ha detto Raina MacIntyre, professore di biosicurezza presso l’Università del Nuovo Galles del Sud a Sydney. «La pandemia globale non sarà contenuta fino a quando non avremo un vaccino, o la maggior parte della popolazione sarà infettata».
Ancora quarantena – L’aeroporto internazionale di Pechino ha stabilito una zona speciale nei suoi arrivi internazionali per testare tutti i viaggiatori in entrata e inviarli in delle strutture speciali dove trascorrere una quarantena obbligatoria di due settimane a loro spese. Non è più possibile auto-isolarsi come nelle scorse settimane, anche se si ha un alloggio in cui l’assenza di contatti con il mondo è garantita. La maggior parte dei voli esteri in entrata, però, viene già dirottata su Tianjin, Shijiazhuang, Taiyuan e Hohhot perché nella capitale le strutture ricettive sono già piene. «Nessuno sa se il virus alla fine scomparirà, persisterà come influenza o diventerà presente in modo intermittente. Forse sarà come l’epatite B che risiede nelle persone con un debole sistema immunitario e così riesce a diffondersi”, ha spiegato Wang Chen, decano del Peking Union Medical College in un’intervista all’agenzia di stampa cinese Xinhua.
Big data – Testare, rintracciare, isolare e informare: questo è stato il mantra del governo cinese per tutta la durata dell’epidemia. L’impero del dragone però aveva un asso nella manica: i dati. L’80% della popolazione cinese ha un profilo sulla piattaforma social WeChat, un’applicazione che possiamo considerare come un ibrido tra Amazon e WhatsApp. Visto che nell’app di messaggistica è integrato un sistema di pagamenti, ogni utilizzatore deve fornire tutti i suoi dati personali, inclusa un’immagine del volto, e la propria posizione in tempo reale. Tutte queste informazioni sono archiviate in modo tale da ricostruire quasi ogni interazione che ha avuto un malato mentre era asintomatico e quindi isolare in modo preventivo chiunque fosse entrato in contatto con lui e poi uscito dall’area di quarantena prima che il divieto fosse messo in atto.
Ciliegi in fiore – L’immagine simbolo di questi ultimi giorni di quarantena è quella di due uomini che camminano a fianco di un piccolo robot. Tramite il 5G, il droide sta filmando la fioritura dei ciliegi e la sta trasmettendo in diretta a tutta la nazione, un messaggio di unità e speranza nonostante le avversità. Mentre l’Europa e gli Stati Uniti lottano per capire fino a che punto limitare o fermare le attività dei loro cittadini, tutti hanno gli occhi puntati sulla Cina per vedere cosa succederà quando avrà sollevato i duri blocchi e le misure di distanza sociale che hanno contribuito a frenare lo scoppio dell’epidemia.