Secondo i vertici cinesi (e anchequalche scienziato) l’epidemia da Coronavirus starebbe rallentando. Tuttavia l’ultimo bollettino dallo Hubei parla di 14.182 nuovi contagi, con una cifra totale che si avvicina a 60.000. Le autorità sanitarie cinesi avvertono: l’impennata delle cifre potrebbe essere causata da un nuovo metodo diagnostico più rapido, che esclude l’analisi da laboratorio. Intanto, però, anche il numero delle vittime è salito: ora siamo a 1.310. Secondo il report di Pechino, il virus ha causato 242 morti in un solo giorno (mercoledì 12 febbraio) appunto nell’Hubei, la regione da cui è partita l’epidemia. E a catena seguono le conseguenze politiche della crisi sanitaria. Il presidente Xi Jinping ha rimosso i segretari di partito dello Hubei e di Wuhan: sono i più alti funzionari sollevati dal loro incarico fino ad adesso. Per i media cinesi pagano la mancanza di trasparenza e l’aver sottovalutato il pericolo nelle prime fasi dell’epidemia.

Nuovo metodo diagnostico- Le autorità hanno da pochissimo adottato una nuova politica per isolare e trattare più facilmente il paziente: prima, per individuare il contagiato era necessario il test in laboratorio con il tampone. Ora basta una semplice diagnosi al torace per controllare se ci siano lesioni tipiche di una polmonite e decidere così se una persona ha contratto il virus o meno. L’abbandono del ‘’vecchio’’ metodo è dovuto a due motivi principali: la scarsezza di kit medici per questo tipo di analisi e l’inaffidabilità del tampone. Quest’ultimo fattore potrebbe aver determinato negli ultimi giorni una sottostima numerica sia nei contagi che nelle morti.

Ripercussioni politiche- I media di regime hanno annunciato che il segretario del Partito comunista della provincia dello Hubei, Jiang Chaoliang, è stato rimosso. Al suo posto Xi Jinping ha inviato nella regione, Ying Yong, sindaco di Shanghai e uomo di fiducia del presidente. Stessa sorte per il segretario di Partito di Whuan, città epicentro del contagio. Rimosso Ma Guoqiang, è stato chiamato a sostituirlo il leader dalla città di Jinan, Wang Zhonglin. Quest’ultimo sarà in buona compagnia: da qualche giorno a Wuhan c’è infatti, il “falco” della sicurezza Chen Yixin, cui Xi ha di fatto affidato la gestione dell’emergenza sul campo. L’epurazione dei vertici del partito di Wuhan e Hubei delinea un’intenzione ben precisa da parte di Pechino: dire al mondo e alla Cina che la responsabilità dell’epidemia non dipende dal governo centrale, ma è dovuta all’incompetenza dei funzionari locali. Questi provvedimenti sono anche la diretta risposta al malcontento e alla rabbia popolare, alle stelle dopo la morte del dottor Li Wenliang, il primo ad aver avvertito sui rischi senza che nessuno prendesse sul serio il campanello d’allarme.