Il presidente del Consiglio non lascia spazio agli equivoci. «È chiaro – ha detto Giuseppe Conte al Corriere della Sera – che i provvedimenti che abbiamo preso non potranno che essere prorogati alla scadenza». Le misure prese stanno funzionando, sostiene il capo del Governo, ma anche quando il contagio comincerà a decrescere «non potremo tornare subito alla vita di prima». Intanto nella serata del giorno prima il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora ha minacciato il divieto assoluto di qualunque attività sportiva fuori dalla propria casa. Ma anche gli enti locali annunciano misure più stringenti per impedire o limitare al massimo qualunq attività all’aperto.

Divieti e sanzioni – Conte insiste sul dovere dei cittadini di rispettare i decreti. «Bisogna usare il buonsenso e agire tutti con la massima consapevolezza. Le sanzioni penali per chi trasgredisce ci sono e verranno applicate in modo severo». Se continueranno le trasgressioni, dice l’inquilino di palazzo Chigi, saranno necessarie nuove misure restrittive. Gli fa eco il ministro Spadafora sulle attività motorie esterne: «Abbiamo lasciato questa opportunità perché ce lo consigliava anche la comunità scientifica. Ma se l’appello di restare a casa non sarà ascoltato saremo costretti anche a porre un divieto assoluto». Paola de Micheli, ministro dei Trasporti, ha intanto deciso di limitare il traffico sia dei treni Alta Velocità e Intercity sia dei traghetti Messina-Reggio Calabria. Molte poi le misure degli enti locali più severe di quelle nazionali: in Emilia Romagna la giunta regionale sta pensando di chiudere tutti i parchi, imitando quanto già fatto da molti sindaci tra cui Virginio Merola a Bologna; a Taranto, Foggia e Bari i primi cittadini hanno dovuto ordinare la chiusura dei distributori automatici di snack e bibite; molti infine i tratti di spiaggia chiusi al pubblico: tra gli altri a Pisa, a Viareggio e, di nuovo, a Taranto.

«Gente a passeggio, ora basta» – Tra gli amministratori locali uno dei più battaglieri è il governatore della Lombardia Attilio Fontana. Sempre al Corriere della Sera e poi a Radio Capital ha dichiarato: «Da una parte vedo gente che esce a passeggio e dall’altra vedo persone che non riescono più a respirare. Insomma, basta! Lo dico con le buone, ma se non sarà sufficiente bisognerà intervenire ancora». Rimanere a casa non è un invito, ma un obbligo ed è  «l’unica arma che abbiamo ora per interrompere la catena del contagio», continua il capo della regione più colpita. Più che ulteriori misure draconiane però, il governatore vorrebbe proseguire su un’altra strada:«Sono convinto che ad agire da disincentivo non sia la durezza ma la certezza della pena – osserva – quindi potrebbero anche andare bene le misure attualmente in vigore purché si controlli che siano veramente rispettate». Sul discusso controllo delle celle telefoniche per verificare gli spostamenti della popolazione ha dichiarato: «Non è un Grande Fratello pubblico. Si notano solo i grandi flussi, non c’è nessuna individuazione personale. Vogliamo solo capire quanto si muovano i cellulari sul territorio».