Tra le cure sperimentali contro il Covid-19 ce n’è una che deriva dal vino: non riguarda l’immunità come il plasma, ma potrebbe ridurre le infiammazioni nelle polmoniti provocate dalla malattia e addirittura bloccare la replicazione del virus. È la speranza del Taurisolo, una miscela di polifenoli (un tipo di molecola antiossidante) estratti dalle vinacce irpine provenienti dalla produzione di Taurasi.

Cos’è il Taurisolo- Già brevettato come nutraceutico (principio nutritivo contenuto negli alimenti che hanno effetti benefici sulla salute) con il nome di Fluxovas, dopo una sperimentazione sui malati tubercolotici all’Istituto Monaldi di Napoli, il Taurisolo ha ricevuto l’ok del Comitato etico locale per un campione di 150 pazienti Covid sintomatici. Questo estratto, somministrabile in compresse a scopo preventivo e per via aerea a chi ha gravi polmoniti, contiene il resveratrolo, un polifenolo che secondo la rivista scientifica Nature riduce il livello di interleuchina 6 nel sangue (una proteina che è il principale marcatore delle infiammazioni) ed è stato già decisivo per combattere altri coronavirus come il Mers-cov, comparso in Arabia Saudita nel 2012. Al momento, però, il Monaldi non dispone di un numero sufficiente di pazienti su cui avviare i test.

La ricerca sulle vinacce- Il Taurisolo nasce da uno studio del professore Ettore Novellino, direttore del dipartimento di farmacia dell’Università Federico II di Napoli, sulle vinacce del Taurasi (in provincia di Avellino). «Le uve sono ricche di polifenoli come il resveratrolo, sostanza che la pianta usa per difendersi dagli attacchi dei funghi. Tutti i vitigni lo hanno ma quelli del Taurasi ne posseggono in quantità maggiore perché la vendemmia è più tarda, a novembre», racconta il professore. «Essendo a conoscenza della pubblicazione di Nature abbiamo pensato che il nostro estratto potesse combattere le infiammazioni polmonari. Così lo abbiamo usato su topi da laboratorio, notando che resistevano maggiormente all’otturazione della carotide che noi apportavamo per soffocarli».

I test sui tubercolotici- Preso atto dell’efficacia antiossidante del principio si è passati alla sperimentazione umana. Il protocollo è stato gestito, negli ultimi mesi, dal professore Alessandro Sanduzzo Zamparelli, direttore del reparto di Pneumologia dell’ospedale Monaldi. Una cura di aerosol è stata somministrata a sette pazienti con tubercolosi polmonari, producendo risultati alterni. «Quattro sono andati bene e l’infiammazione si è ridotta in maniera significativa. Sugli altri tre, che sono fumatori, la cura non ha sortito gli effetti sperati forse perché il tabacco neutralizza le proprietà antiossidanti della molecola». Ma le infiammazioni tubercolotiche sono di origine batterica, quelle da Covid virali. Secondo Zamparelli, tuttavia, questa differenza non può incidere sull’efficacia del Taurisolo. «Vero che la causa delle infiammazioni è diversa, ma il danno è lo stesso. Questa miscela può funzionare anche per le polmoniti da Covid. Anzi, penso che il resveratrolo possa bloccare addirittura la replicazione del virus».

Cercansi pazienti- Qualche settimana fa il protocollo di sperimentazione era stato spedito all‘Aifa (Agenzia italiana del farmaco), che ha tentennato nel dare il via libera perché il Taurisolo è un nutraceutico, quindi non rientrerebbe nella competenza dell’ente che si occupa di farmaci. Così la palla è passata al Comitato etico locale, che ha concesso subito l’autorizzazione. Ora il problema è trovare i pazienti, perché in Campania scarseggiano. Per reperirli, l’equipe del Monaldi è in contatto con l’Ospedale di Bergamo Papa Giovanni XXIII. Solo così si potrà capire se la “cura del vino” funziona davvero.