Tra i settori economici più colpiti dal coronavirus spicca quello legato ai club e alle discoteche, che ha visto il calendario di eventi previsti per il 2020 cancellato o posticipato a date da definirsi. Lo hanno reso necessario le regole del distanziamento sociale e del divieto di assembramento adottate da tutti i Paesi coinvolti dalla pandemia, in linea con le indicazioni dell’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità). In Italia è stata fissata al 15 giugno, con forti restrizioni, la data di ripartenza per spettacoli e concerti da vivo. Ma il futuro delle discoteche resta incerto. Nel silenzio del governo nazionale, solo la regione Sicilia ha apertamente toccato il tema in maniera specifica. Intanto, nel resto del mondo, dall’Europa all’Asia, alcuni Paesi si preparano a far ripartire il settore.

Regole “live” – Mascherine, divieto di ingresso per chi ha la temperatura corporea uguale o superiore a 37, 5 gradi, distanza di un metro tra uno spettatore e l’altro e posti limitati: 1000 per gli eventi all’aperto e 200 per quelli al chiuso. Queste le norme che andranno applicate a partire dal 15 giugno ai concerti dal vivo in tutta Italia. Regole, però, che non si applicano a club e discoteche.  L’unica regione in Italia a menzionare il settore è stata appunto la Sicilia. All’articolo 9 dell’ordinanza del 17 maggio firmata dal presidente della Regione Nello Musumeci, si legge infatti che “nella data dell’8 giugno 2020 è, altresì, autorizzata l’apertura delle c.d. discoteche, dei teatri e dei cinema all’aperto, per le quali attività dovranno essere emanate apposite linee guida regionali e, in ogni caso, esse dovranno svolgersi nel rispetto delle disposizioni di cui al decreto del presidente del Consiglio dei Ministri del 17 maggio 2020“. Non è ancora chiaro tuttavia in che modo sarà garantito il rispetto delle regole in questione.

QUI IL TESTO DELL’ORDINANZA DELLA REGIONE SICILIA

In ginocchio – Nel mondo del clubbing sono in molti a chiedere regole precise e linee guida per il futuro del settore. Marco Greco, promoter e fondatore di Le Cannibale assieme ad Albert Hofer, da anni in prima linea nell’organizzazione di eventi a Milano, non ha dubbi: «L’economia del settore ripartirà solamente quando torneremo sui palchi, sui dancefloor, nei teatri. Non c’è alcuna scorciatoia». Prima che l’ordinanza della Sicilia aprisse uno spiraglio sulla situazione, si era parlato ufficiosamente di riaperture nel 2021. «Una situazione non sostenibile – si accalora Greco- che cancellerebbe ogni prospettiva di ripartenza per un settore in ginocchio. Dodici mesi di stop significherebbero il funerale di un’intera categoria: non esisteranno più i club, le venue di concerti, i festival, le agenzie eventi, i teatri, i cinema, le fiere».

Spagna e Berlino – Intanto altri Paesi si stanno muovendo verso la ripartenza. La discoteca Penélope, storico club della località turistica di Benidorm, Spagna, ha annunciato che il 13 giugno riaprirà le porte ai clienti, con ospiti, tra gli altri, Marc Maya, Jose Dìaz e Raùl Da Costa. Nel comunicato stampa rilasciato dal locale si legge che il nuovo inizio sarà caratterizzato “non da irresponsabilità, ma al contrario” e che ogni misura prescritta da Madrid sarà rispettata “sia in termini di capacità, sia in termini di salute. Faremo tutto il necessario affinché lavoratori e clienti siano al sicuro.” Scelta diversa per Berlino, capitale europea del clubbing, dove lo scorso 16 maggio, come riportato dal Berliner Zeitung, sono tornati frequentabili alcuni locali all’aperto. Tra questi il celebre Sysiphos, seppur con forti limitazioni. Ad esempio: sì alla musica, ma no alla danza. Sì alle bevande alcoliche, ma solo fino alle 10 di sera.

Cina – In Cina alcuni club hanno riaperto già da tempo. Così è stato per il KK4W e l’Elevator di Shangai ripartiti – rispettivamente- il 12 e il 20 marzo, data la lontananza geografica della città dalla Provincia dello Hubei, focolaio dell’epidemia da Sars-Cov-2. Via libera già ottenuta anche da altri locali, come il Kaishangdao di Chengdu, nel sudovest del Paese, e l’OIL di Shenzhen, al confine con Hong Kong.

Il caso sudcoreano – Mentre a Taipei, capitale di Taiwan, sono state annunciate alcune riaperture, la Corea del Sud fa marcia indietro. Dopo che alcuni club avevano riaperto alla fine di aprile, i gestori di importanti locali come il King Club, il Club Queen e il Trunk Club, tutti situati nel quartiere di Itaewon, sono stati costretti a richiudere dopo un nuovo aumento, seppur contenuto, dei contagi. Sembra che molti dei nuovi casi di infezioni fossero legati alla frequentazione di quelle discoteche: dei 18 nuovi casi accertati lo scorso 9 maggio, almeno 17 sarebbero legati alla presenza nei locali di un ragazzo infetto.