L’Italia conta 1.028.424 di positivi al coronavirus. Lo riporta il ministero della Salute nel bollettino dell’11 novembre 2020. I 32.961 nuovi casi delle 24 ore precedenti hanno spinto il numero dei contagiati oltre la soglia del milione. La somma dei casi testati, cioè delle persone che hanno effettuato il tampone almeno una volta, ammonta a 10.891.971. Ne segue che tra questi i positivi siano il 14,6%. Nelle stesse ore, i morti per cause legate al Covid sono saliti a 42.953, mentre sono 372.113 i dimessi dagli ospedali.

Il contagio per regioni – La maggior parte di chi ha contratto il virus si concentra nella aree rosse del nord-ovest. Lombardia e Piemonte hanno registrato rispettivamente 284.666 e 107.264 casi totali confermati. Sono alcune regioni in cui il Dpcm (Decreto Presidente del Consiglio dei Ministri) del 3 novembre ha imposto il massimo delle restrizioni. A seguire, la Campania conta 95.921 contagi dall’inizio della pandemia, dato importante in vista di un’eventuale inasprimento delle misure nella regione. Il Molise (2.653) e la Basilicata (4.047) sono le zone con meno contagi.

Quali differenza con la prima ondata? – Rispetto alla situazione di marzo e aprile 2020, il numero di tamponi effettuati è molto più alto. I 10 milioni di test effettuati ieri superano di gran lunga sia i 1.237.317 (16,1% di positivi) effettuati il 27 aprile, sia i 233.222 (22,9% di positivi) del 21 marzo. Se da un lato ci si aspetta che l’alto numero di contagi registrati ieri, 11 novembre, sia il frutto dell’elevato numero di test, dall’altro risulta più difficile una comparazione efficace tra le due ondate. Ad esempio, il dato dei test effettuati a marzo non distingueva tra chi ha fatto il tampone per la prima volta e chi lo ha ripetuto per accertamenti.

Polemiche sulla raccolta dei dati –  Tuttavia anche ieri sono proseguite le polemiche sull’efficacia della raccolta dei dati relativi al Covid. Ospiti a Otto e Mezzo di Lilli Gruber, Stefano Feltri (direttore di Domani), la virologa Vittoria Colizza (istituto nazionale di ricerca medica della facoltà di medicina della Sorbona INSERM) e il sottosegretario alla Salute Sandra Zampa (in quota Pd) hanno acceso il dibattito su questo tema. Secondo Feltri, i dati ufficiali forniti dal ministero non sarebbero adeguati allo studio dell’andamento pandemico, in quanto non sufficientemente disaggregati. Sostiene infatti che la raccolta dei dati su base regionale oscuri l’andamento epidemiologico locale, rendendo difficile lo spegnimento mirato dei focolai. Colizza ha sottolineato la mancanza dei dati relativi all’entrata nei ricoveri, necessari oltre ai dati di uscita dagli ospedali. Il sottosegretario ha invece rimarcato la correttezza dei dati del ministero.