«In due mesi di tentativi, alla fine sono riuscito a fare la pizza addirittura meglio della vostra», dice scherzando uno dei clienti affezionati di una pizzeria a taglio in zona Prati, a Roma. Primo giorno di riapertura, alle 13 puntuale è in fila per entrare a comprarsi un pezzo di pizza. «Se fosse vero non staresti qua. Margherita? È appena uscita, calda calda». Sono le piccole novità che oggi hanno fatto sorridere i romani. Un caffè al bar, la pizza a taglio, un cono gelato. Non importa che per entrare a prenderli devi metterti la mascherina e per consumarli devi riuscire dal negozio. È comunque bello tornare a un po’ di normalità, in questa fase 2 dell’emergenza Coronavirus.

Cantieri e niente traffico – Nel giorno delle piccole riaperture, si temevano soprattutto i famosi assembramenti. Eppure, in giro si vedono quasi solo le forze dell’ordine e i giornalisti. Gli incroci trafficati continuano a essere liberi. Sul lungotevere c’è un incidente, ma nessun ingorgo. Le vie di Roma sono affollate di cantieri. I parcheggi delle macchine sono coperti da teloni, gru e operai.

Autobus vuoti – Anche la mobilità è diversa, lenta e regolare. Gli autobus passano in orario e c’è sempre posto. «Quasi nessuno sale, e menomale, anche perché su 20 posti a sedere ora ce ne sono 6», spiega un autista dell’Atac. In piedi ci possono stare circa 15 persone, ma non è facile mettere dei limiti o contarle mentre salgono. A piazza Venezia, dove c’è il capolinea di molti autobus, oggi non c’è quasi nessuno ad aspettare sotto il cartello giallo. Su ogni mezzo fermo ci sono circa due persone sedute, tutte piuttosto anziane. I poliziotti monitorano la situazione. «È tutto tranquillo, il numero di persone in giro è sempre lo stesso. Ma bisogna vedere come va la settimana, oggi è solo lunedì», dice uno di loro. I segnali per terra e sui sedili indicano le distanze da mantenere anche ai pochi passeggeri della metropolitana. Nessuno aspetta con i piedi sul disegno blu dipinto sul pavimento, ma le persone sono comunque lontane.

Tassisti e commercianti preoccupati – Una tranquillità che non fa che preoccupare chi viveva di clienti, turisti e non. «Io sono fermo da quaranta minuti», dice Paolo, un tassista. È a piazza Cavour, dove di solito i taxi non riescono neanche a raggiungere la loro postazione che già devono ripartire. Oggi, nonostante l’organico sia ridotto di un terzo, non ci sono clienti. «Ognuno di noi può lavorare solo due giorni a settimana, ma è un disastro», dice Marco. A livello di sicurezza si sentono sicuri: hanno messo il plexiglass per dividere la postazione del conducente dai passeggeri e hanno tutti mascherina e guanti. A essere preoccupati dalla prospettiva economica di questa riapertura sono anche i commercianti. «Oggi non abbiamo visto quasi nessuno», dice il proprietario di una gelateria in zona San Pietro. Ha iniziato il delivery quasi subito, riuscendo a fare qualche consegna: «Mi è sembrata un’occasione per sperimentare una modalità di vendita che altrimenti non avremmo preso in considerazione, ma per ora dobbiamo solo pensare a sopravvivere: sono già in ritardo di tre mesi con l’affitto». Molti bar sono rimasti chiusi. Alcuni hanno le porte aperte: i proprietari o gli impiegati stanno fuori ad aspettare che arrivi qualcuno. «La coccola del caffè mancava a tutti ma qui di solito viviamo di turismo», dice un barista, che lavora in zona piazza di Spagna, mentre appoggia il cornetto sul davanzale che divide la cliente dall’entrata.

Tutti lontani, perché in pochi – «Eravamo un po’ preoccupati per la riapertura», spiega il proprietario di un altro locale, «questa mattina è venuto il comandante della caserma che sta qui di fronte e gli abbiamo chiesto un po’ di chiarimenti. Nel nostro piccolo volevamo fare il meglio possibile». I bar più piccoli si sono organizzati per prendere gli ordini fuori: il barista dentro prepara, il cameriere sull’uscio prende caffè e cornetto e li porta al cliente che aspetta fuori dal locale, per poi spostarsi per consumarli. In quelli più grandi invece, strisce o divisori indicano il percorso da seguire all’interno. Chi vuole, ed è munito di mascherina e guanti, può entrare a prendere la sua colazione da asporto. Sempre uno alla volta. Molti però la mascherina non ce l’hanno. «A me sembra tutto un’esagerazione. Io voglio prendere il caffè al bancone», dice un uomo che ha appena consumato il suo espresso all’esterno di un bar su via del Corso. Lui non rispetta le distanze da manuale e la mascherina la tiene abbassata. Dopo essersi lamentato con il barista, si riavvia verso casa.

Dal Pincio si vede che Roma è ancora deserta. Su via del Corso nessuno si ferma a guardare i manichini immobili nelle vetrine. Chi prima nella pausa pranzo scendeva per una passeggiata tra i negozi, ora fa la fila per prendere un caffè da portarsi su. Le due chiacchiere al bar hanno tutto un altro sapore. Così come quelle con il tuo pizzaiolo di fiducia.