Metro, bus o tram. Milano o Sesto San Giovanni. Si può cambiare il mezzo e la città, ma lo scenario è sempre lo stesso: poche persone e quasi tutte con la mascherina. Una “Fase 2” dell’emergenza coronavirus che assomiglia molto a quella precedente. Si temevano mezzi affollati, assembramenti e corse rallentate, invece il primo giorno sembra filare tutto liscio. Soddisfatto il sindaco Beppe Sala: «Bravi i milanesi. Questa mattina abbiamo fatto il punto dopo la prima fase critica e la situazione è stata ampiamente sotto controllo: il servizio è stato buono e i milanesi sono stati responsabili».

Lambrate – «Signora per oggi può entrare, ma mi raccomando la prossima volta si ricordi i guanti». Ore 8:45, stazione metro Lambrate, lato piazza Bottini. Inizia la “Fase 2” sul circuito della metropolitana milanese. All’entrata nessun controllo della temperatura con termoscanner. Gli agenti della sicurezza Atm accolgono gli avventori, controllando che il tandem guanti-mascherina sia rispettato. Per la discesa alle banchine non tutti i viaggiatori hanno pensato a proteggere le mani, ma le mascherine sono al loro posto. Chirurgiche, di tela, rimediate da una bandana, con filtro: la sfilata delle protezioni anti-coronavirus anima l’alba del nuovo giorno lavorativo, che decreta l’inizio della ripartenza. Quanto alla fila, gli unici punti un po’ più caotici sono le edicole e gli Atm point, dove si possono comprare i biglietti e rinnovare gli abbonamenti. Per ragioni di sicurezza, non è ancora possibile usare i distributori automatici. Comunque, in coda non ci sono mai più di quattro o cinque persone. «Ci aspettavamo più gente, non è cambiato molto», dicono i due agenti che presidiano le entrate dei tornelli. «Pensi che è la prima volta che esco dopo 50 giorni», racconta una dipendente Atm. Al di là dei tornelli, volontari della croce blu e altri dipendenti Atm. Sicuramente ci si aspettava un afflusso più difficile da gestire.

Loreto – Ore 9. Anche a Loreto il personale Atm si dice sollevato. L’afflusso è sotto la media: «Speriamo che resti cosi». Loreto è di solito uno degli snodi più affollati della metro milanese. “Stai qui”, si legge sia nei vagoni sia sulle banchine per rispettare il metro di distanza. Sulle banchine ci sono circa 50 posti segnaletici. A ridosso del muro solo una decina di viaggiatori. Niente a che vedere con il pienone degli orari di punta. Per prevenire assembramenti e mantenere il metro di distanza, l’Atm ha predisposto tragitti di uscita separati. Qualcuno è confuso dal nuovo percorso, ma sono gli stessi avventori a guidarsi a vicenda: «Signore! L’uscita è dall’altra parte», si sente dall’alto di una delle rampe di scale di piazzale Loreto.

Porta Venezia – Ore 9:15. Porta Venezia non è più quella di una volta. Assenti i pendolari che dal passante si riversano nell’entrata della metro. A differenza di Loreto, non sono ancora stati predisposti i percorsi separati di entrata e di uscita dalla stazione. Non ci sono i bollini rossi a lato delle banchine, per il rispetto del metro di distanza. Ma anche qui il flusso scorre lento e ordinato. Quasi tutti i viaggiatori sono muniti di guanti e mascherina e si siedono ordinatamente nei vagoni. Qualcuno ascolta musica, occhi chini su smartphone e tablet.

Garibaldi e Moscova – Torniamo in superficie. Precisamente alla fermata del tram a due passi da piazza Gae Aulenti. Arriva il 33. A bordo ci sono tre persone, ne salgono due. Tutti con la mascherina e i guanti. Una signora scende e rimane in piedi alla fermata. «Arrivo da Lambrate, ma non ho preso la metro perché ho paura, è pericolosa. Oggi è il primo giorno che esco dopo due mesi e mi sento più sicura sul tram», sottolinea mentre attende il 10 per andare in banca. Un paio di minuti d’attesa ed eccolo che arriva. Un forte odore di disinfettante e cartelli che invitano a rispettare le regole, ma anche in questo caso ci sono poche persone. Nessun problema nel rispettare il distanziamento sociale. Attorno poche auto in circolazione e diversi taxi fermi. Ben nutrita la flotta della mobilità alternativa, ma bici, moto e monopattini elettrici restano inutilizzati. Corso Como è deserta, stesso scenario in corso Garibaldi. E arrivando a Moscova la musica non cambia. Le persone sull’autobus 94 si contano sulle dita di una mano. Anche un tecnico della prevenzione, intervistato sul posto, racconta che per lui la metro è poco sicura: «Preferisco prendere la 43 per andare a lavoro».

Sesto Primo Maggio – Usciamo da Milano, dirigendoci verso la periferia nord-est della metropoli, a Sesto San Giovanni. Alle 7.45 nel tunnel che porta ai tornelli del metrò c’è solo un musicista latino-americano che suona il flauto con la mascherina abbassata. Anche qui non è cambiato quasi nulla e il traffico sui mezzi è molto simile a quello della “Fase 1”. «Abbiamo visto pochissime persone in più rispetto alla scorsa settimana», spiega un sovrintendente Atm a Sesto Primo Maggio, capolinea della metro rossa, «anche se ci eravamo preparati ad accoglierne molte di più». La stazione, snodo importante per i pendolari dalla Brianza, intorno alle 8.30 è quasi deserta. A riprova di ciò il sovrintendente indica il parcheggio con le linee bianche: «Di solito già alle 7 è tutto pieno: oggi la maggior parte dei posti sono rimasti liberi».

Sesto Rondò – Spostandosi verso Sesto Rondò, più in centro, la situazione non cambia: in ogni autobus non si vedono più di quattro o cinque persone e gli autisti sono abbastanza concordi nell’ipotizzare le ragioni del trend. «C’è molta diffidenza: la gente si sta spostando coi mezzi privati», spiega un conducente intervistato in zona. Il traffico in città riflette la situazione dei mezzi pubblici: la maggior parte della gente si sposta a piedi o in bici. Si vedono perlopiù anziani o signore di mezza età che fanno la spesa. Le uniche code si registrano vicino alle edicole che vendono i biglietti (come a Lambrate) e alle banche. «La sola differenza notevole è qualche macchina in più», raccontano i passanti a Rondò. Niente di eccessivo comunque: in via Gramsci, strada lungo la quale prima della crisi sanitaria le macchine camminavano a passo d’uomo, si può andare a piedi da una carreggiata all’altra senza incrociare nemmeno un mezzo in movimento.
Sia in centro sia in periferia, quindi, l’inizio della “Fase 2” scorre senza disordini: la vera protagonista di queste prime ore di (parziale) ritorno alla normalità è la cautela.