C’è Giulia, che fino a qualche giorno fa era a Singapore dove studiava Politiche internazionali. Nicolò, che sta facendo il dottorato ad Harvard, e Fabrizio, che vive a Francoforte dove lavora come analista per la Bce. Sono loro alcuni dei giovani “cervelli in fuga” che insieme a molti altri hanno pensato a Officine Italia, un evento virtuale di tre giorni – dal 15 al 17 maggio – in cui mettere in campo idee e progetti concreti per far ripartire l’Italia dopo l’emergenza coronavirus. Molti di loro ora sono nel nostro Paese fisicamente, tornati per stare con la famiglia, mentre altri vogliono fare qualcosa da lontano, sperando che istituzioni e aziende vogliano ascoltarli.

L’evento – Il primo giorno ci saranno grandi ospiti. Un punto di partenza per ricevere spunti di ispirazione da sviluppare con i “maestri” delle tre aree: bellezza, talento e network. «Abbiamo mappato le realtà di quei settori per coinvolgerle e abbiamo scelto esperti che possano aiutare i partecipanti a dare concretezza ai progetti che vengono fuori», spiega Flavio Proietti, referente di Officine Italia. Lui per esempio ha 26 anni, due lauree, in Giurisprudenza e Finanza, e una lunga lista di progetti a cui ha partecipato. E dove ha conosciuto i ragazzi con cui è partita l’idea di Officine.

Chi sono – Loro si presentano così: «Siamo un gruppo di giovani motivati ed orgogliosi della nostra casa comune. Proveniamo da realtà diverse e non siamo supportati da enti o organizzazioni, quello che ci unisce è la volontà di creare un’opportunità per contribuire a far fiorire il nostro Paese». Stanno mettendo a disposizione del Paese idee, progetti: la loro visione del futuro. Una task force spontanea che chiede di essere messa alla prova.

Un’officina comune – L’obiettivo è coinvolgere associazioni, istituzioni e imprese proprio perché l’evento diventi uno scambio: tra i giovani che portano idee e competenze e le realtà più grandi che possono fornire strumenti e indicazioni. Le linee guida arriveranno dalla Normale di Pisa, da Cisco, da Edison… Officine sarà uno spazio, come dice già la parola stessa, dove costruire pezzo dopo pezzo quelle che spesso sono costrette a rimanere solo visioni, dove dare struttura alle idee e mettere in atto quei procedimenti, dal problem solving al design thinking, di cui spesso conosciamo solo le formule linguistiche. Un’iniziativa da portare sul tavolo governativo, una start-up, un progetto sociale: ogni idea che verrà fuori avrà il proprio percorso. «Tutti i partner ci hanno detto: “sì ci siamo, per aiutare i ragazzi a capire cosa gli serve e come ci possono arrivare”. Da eventuali finanziamenti per un nuovo business a percorsi di formazione», spiega Flavio Proietti. Istituzioni e imprese avranno la loro possibilità per dimostrare di voler ascoltare i giovani: i progetti verranno seguiti dai partner e usciranno dall’officina come strumenti da utilizzare per costruire il futuro.