Un supervirus creato in laboratori cinesi capace di attaccare le vie respiratorie dell’uomo. Di questo parlava un servizio del Tgr Leonardo del 16 novembre 2015. La notizia c’è, ma non è quella che Matteo Salvini ha diffuso sostenendo che la Cina abbia creato il Covid-19 in laboratorio per poi spargerlo in tutto il mondo. La notizia è che i ricercatori avevano già compreso la possibilità e la pericolosità del fatto che virus animali come la Sars potessero trasmettersi alla specie umana e stavano lavorando per non farsi trovare impreparati.

La bufala – «Da Tgr Leonardo (Rai Tre) del 16.11.2015 servizio su un supervirus polmonare Coronavirus creato dai cinesi con pipistrelli e topi, pericolosissimo per l’uomo (con annesse preoccupazioni). Dalla Lega interrogazione urgente al presidente del Consiglio e al Ministro degli Esteri». Matteo Salvini pubblica su Facebook questo post nella serata del 25 marzo con un estratto della trasmissione televisiva. Immediatamente viene smentito da Roberto Burioni, che scrive: «L’ultima scemenza è la derivazione del coronavirus da un esperimento di laboratorio. Tranquilli, è naturale al 100%, purtroppo», rimandando all’ultimo studio della rivista Nature che ha confermato l’origine della pandemia. Il Covid-19 è nato in natura, non in laboratorio. Arriva anche la risposta di Ilaria Capua, virologa che dirige l’One Health Center of Excellence, che al Tg1 afferma: «Il Covid-19 è un virus che deriva dal serbatoio selvatico. Non sappiamo ancora quante specie animali abbia colpito prima di arrivare all’uomo».

Il servizio di Leonardo – «Scienziati cinesi creano un supervirus polmonare da pipistrelli e topi. Serve solo per motivi di studio ma sono tante le proteste». La trasmissione del 2015 apriva così, spiegando poi come un gruppo di ricercatori avesse innestato una proteina presa dai pipistrelli sul virus della Sars (la polmonite acuta) ricavato da topi: «Ne esce un supervirus che potrebbe colpire l’uomo». Ma, come sottolinea anche il servizio, nel 2015 tale ipotesi era ritenuta improbabile. Nonostante questo, si fa riferimento alle proteste di parte della comunità scientifica nei confronti di “ricerche che puntano a rendere i virus più contagiosi”, ricerche a cui gli Stati Uniti d’America avevano tolto i finanziamenti.

Il contesto della notizia – Quello che manca alla notizia è il contesto. Gli esperimenti a cui si fa riferimento sono necessari e “normali” nella quotidianità scientifica. Solo che, come spiega Graziella Messina, biologa e professoressa all’Università Statale di Milano, «la ricerca scientifica è talmente distante dalla cultura di base del popolo italiano che nessuno arriva a pensare che simulare come può evolversi un virus viene fatto non per uccidere gli uomini ma perché può essere utile per avere le armi contro quel virus». A ricostruire l’intero contesto ci ha pensato in diretta su Tgr Leonardo del 26 marzo 2020, Antonio Lanzavecchia, uno dei ricercatori che prese parte allo studio in questione. «Nel 2015 si erano già verificati due casi di epidemie (Sars 1 e Mers) che erano passate all’uomo. Ci siamo chiesti se ci fossero virus, che circolavano nei pipistrelli, in grado di infettare l’uomo e, producendo dei “virus chimerici”, abbiamo dimostrato che sì, era un’ipotesi potenziale». Queste le parole del dottor Lanzavecchia, che ha poi specificato: «Il virus che abbiamo studiato noi e il Covid-19 sono completamente diversi. Quest’ultimo è emerso probabilmente sempre dai pipistrelli ma da un ceppo diverso». Insomma, come ha sottolineato lui stesso, «quel lavoro sarebbe dovuto servire da monito sul fatto che ci fosse questa possibilità di infezione».

Bufale virali – Sono molte le notizie false e non verificate che circolano in questi giorni sul web, alimentate dalla paura di una pandemia mai vista prima. Ma la comunità scientifica sembra aver acquisito un’autorevolezza maggiore, anche agli occhi dei comuni cittadini. «Mi sembra che dopo gli errori iniziali la comunità scientifica abbia trovato un’unica voce, chiara, con cui rivolgersi all’esterno», afferma la professoressa Messina, «le risposte alle fake news sono velocissime e le bufale che circolano vengono smentite immediatamente». Uno sforzo comunicativo imponente che sta dando i suoi frutti.