«Se Cospito muore i giudici sono tutti obiettivi. Due mesi senza cibo. Fuoco alle galere». Un messaggio di minacce e un proiettile sono stati consegnati dagli anarchici al direttore del Tirreno, mentre a Roma sono state lanciate due molotov contro un commissariato. Aumentano le proteste contro la situazione di Alfredo Cospito al regime di 41 bis e in sciopero della fame da oltre 100 giorni. Nella serata del 30 gennaio si riunirà il Consiglio dei ministri. All’ordine del giorno anche un’informativa sul caso Cospito.
Le minacce – Tutto è iniziato venerdì 27 gennaio con degli attacchi alle ambasciate italiane di Berlino e Barcellona per cui si segue la pista anarchica. Gli inquirenti hanno collegato le intimidazioni al caso Cospito dopo che è stata ritrovata una scritta a suo sostegno sui muri dell’edificio spagnolo. Poi sono iniziate le manifestazioni. A Roma, nel quartiere Trastevere, un corteo non autorizzato è stato contenuto dalla polizia con due cariche di alleggerimento. Un agente è stato ferito alla testa e 41 manifestanti sono stati denunciati. Altre proteste anche a Torino. Nella notte di domenica 29 gennaio due molotov sono state lanciate nel parcheggio di un commissariato di Roma, al Prenestino. Nella stessa serata a Livorno è stata recapitata alla redazione de Il Tirreno una lettera con all’interno.
La condanna – Cospito ha diretto la Federazione Anarchica Informale, considerata dai giudici come associazione a delinquere con finalità di terrorismo. È in carcere da 10 anni per la gambizzazione dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi. Un altro processo è in corso per l’attentato compiuto da Cospito nel 2006 davanti alla Scuola Allievi Carabinieri di Fossano. L’anarchico aveva posizionato due ordigni a basso potenziale esplosivo che avrebbero dovuto attirare e colpire le forze dell’ordine, ma non ci furono né morti né feriti. Per questo episodio Cospito è stato condannato a vent’anni ma la Cassazione ha aggravato l’imputazione in strage politica e la Procura di Torino ha chiesto l’ergastolo. Ora si attende la Corte Costituzionale. Intanto il 4 maggio 2022, Cospito è stato sottoposto al regime di carcere duro 41 bis per lo scambio di lettere con altri anarchici e la pubblicazione di scritti su riviste d’area.
Sciopero della fame – Cospito è recluso nel carcere Bancali di Sassari, dove lo scorso ottobre ha deciso di iniziare uno sciopero della fame contro l’applicazione del regime di 41 bis decisa dal ministero della Giustizia. In quattro mesi l’anarchico ha perso circa 40 chili, rendendo necessari dei costanti controlli medici: nessun dottore ha riscontrato delle condizioni incompatibili con il carcere, a eccezione di Angelica Milia, cardiologa di fiducia di Cospito. «Ha dei valori di potassio molto bassi e ha perso un altro chilo», ha spiegato il medico, «abbiamo aumentato la terapia per evitare aritmia e fibrillazione cardiaca che potrebbero essergli fatali. Va trasferito in una struttura adeguata». Il suo avvocato aveva chiesto la revoca del regime del 41 bis al tribunale di sorveglianza, che ha rigettato il ricorso. Ora l’istanza è arrivata alla Cassazione, che si dovrebbe pronunciare il 7 marzo. Stessa richiesta inviata anche al ministro della Giustizia Carlo Nordio che per ora non ha disposto la revoca.
Reazioni politiche – «Lo Stato non scende a patti con chi minaccia», è riportato in una nota di Palazzo Chigi, «azioni del genere non intimidiranno le istituzioni. Tanto meno se l’obiettivo è quello di far allentare il regime detentivo più duro per i responsabili di atti terroristici». Parole ribadite dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: «Nessuna proposta portata avanti con questi metodi, ancor più se rivolti contro le forze dell’ordine, potrà essere presa in considerazione».