Alfredo Cospito torna in carcere. Nonostante la preoccupazione dei suoi legali e del medico, l’anarchico, in sciopero della fame da quasi 4 mesi, è stato trasferito dall’ospedale San Paolo di Milano al carcere di Opera. La decisione arriva tre giorni dopo la sentenza della Cassazione, che ha deciso di mantenere il detenuto al 41 bis, rigettando il ricorso fatto dalla difesa contro il tribunale di sorveglianza di Roma. Il suo avvocato ha definito il verdetto una «condanna a morte». Dopo la sentenza il detenuto ha inasprito il suo digiuno e le iniziative dei gruppi anarchici si sono intensificate.

Condizioni di salute – Visitato la mattina del 25 febbraio nella cella dell’ospedale San Paolo di Milano, Cospito è apparso in condizioni di salute stabili. «La situazione ancora tiene» ha dichiarato il medico, «ma potrebbe aggravarsi di giorno in giorno alla luce della sospensione degli integratori». Dopo il verdetto della Cassazione, infatti, l’anarchico ha smesso di assumere potassio e vitamine, che aveva ricominciato a prendere per arrivare lucido al giorno della sentenza. Ora si nutre solo di acqua, sale e zucchero. Cospito da parte sua ha dichiarato di voler proseguire il digiuno e di sperare che qualcun altro continuerà lo sciopero dopo di lui perché sente che «morirà presto».
La presa di posizione di Cospito ha obbligato il Ministero della Giustizia ad interpellare il Comitato Nazionale di Bioetica, chiamato ad esprimersi a proposito della possibilità, per l’anarchico, di decidere se ricevere o meno i trattamenti sanitari offerti e sull’opportunità di ricorrere alla nutrizione forzata. Il Comitato non si è ancora pronunciato e ha preferito prendere tempo per valutare la situazione.

Proteste e minacce – Il verdetto della Cassazione ha fomentato la fiammata di protesta degli anarchici, che il 24 febbraio si erano riuniti davanti al Palazzo di Giustizia di Roma in attesa della sentenza. Nel frattempo è arrivata anche la rivendicazione della bomba inesplosa posizionata il 21 febbraio davanti al tribunale di Pisa. Un’email anonima riconduce l’azione ad una cellula anarchica finora sconosciuta che si fa chiamare “Gruppo di Solidarietà Rivoluzionaria – consegne a domicilio Fai/Fri“. Il gruppo è comunque legato alla Federazione Anarchica Informale (Fai), di cui Alfredo Cospito è tra le figure più influenti. «Abbiamo dimostrato che è possibile avvicinarsi ai palazzi del potere e colpire» si legge nel messaggio, «all’antiterrorismo: sappiamo che state preparando un’infinità di arresti per tutti questi mesi di mobilitazione. Maledetti scrocconi, sappiate che i colpi di noi oppressi raggiungeranno presto le vostre mani. Arriviamo. Questa non è una minaccia ma una promessa».
Altri cortei in sostegno a Cospito si sono susseguiti sabato 25 febbraio a Milano, Torino, Bologna e Genova. Lo stesso giorno sul sito “La Nemesi”, blog di riferimento per gli anarchici, è comparso un appello che minaccia di voler «distruggere e terrorizzare gli assassini di Alfredo Cospito e vendicare la sua morte imminente». Esorta poi «a questa campagna di attacco diretto e distruttivo contro lo Stato italiano, nella convinzione che la lotta contro il 41 bis non termina nelle aule dei tribunali e che l’ultima parola non è stata ancora detta».
Dopo queste minacce l’Associazione Nazionale dei Magistrati ha espresso solidarietà ai colleghi coinvolti e ha richiesto attenzione e vigilanza da parte delle istituzioni per garantire la sicurezza e l’indipendenza della categoria.

Sviluppi futuri – Dopo la sentenza del 24 febbraio le possibilità di manovra della difesa di Cospito si sono ristrette. Rimane da aspettare l’esito del ricorso presentato al Tribunale di Sorveglianza di Roma contro il “no” di Carlo Nordio, ministro della Giustizia, alla revoca del 41 bis. In sospeso c’è anche una sentenza della Corte Costituzionale, che valuterà se è legittimo che, nella decisione della pena, il comportamento recidivo di Cospito sia prevalso sulle motivazioni attenuanti. Da questa decisione potrebbe dipendere una revisione della pena per gli ordigni posizionati da Cospito davanti alla Scuola di carabinieri di Fossano nel 2006. Le alternative sono l’ergastolo o la detenzione da 20 a 24 anni.
Nessuna delle sentenze, però, sembra potrà togliere Cospito dal regime carcerario del 41 bis, riconfermato dalla Cassazione.