Il taglio è piccolo ma il rischio è grande. La circoncisione maschile eseguita in casa può mettere i bambini in serio pericolo di vita. Al Sant’Orsola di Bologna un piccolo di cinque mesi è morto in rianimazione dopo un intervento “fai-da-te” dei genitori. Ora i due sono indagati per omicidio colposo.
Il prezzo della clandestinità – Di origine ghanese, il bambino di Scandiano (Reggio Emilia) è solo l’ultima vittima di una lunga serie. Prima di lui aveva perso la vita, lo scorso dicembre, un bambino di due anni di Monterotondo (vicino a Roma) di origine nigeriana. Per alcune religioni la circoncisione rappresenta il patto dell’uomo con Dio, una specie di equivalente del battesimo per i cattolici. I bambini di origine straniera circoncisi in Italia ogni anno si aggirano tra i 4000 e i 5000, e il numero totale dei circoncisi sul territorio raddoppia se si contano quelli operati nei Paesi d’origine (spesso non da medici). La pratica clandestina interessa circa il 35% dei casi (in calo nel 2019) e porta con sé forti rischi di emorragia e infezioni letali, quando non di malformazioni permanenti. Se da un lato il presidente della Commissione per infanzia e adolescenza Licia Ronzulli ha chiesto l’uniformità delle pratiche sanitarie «imponendo il rispetto delle leggi italiane», il fondatore dell’Associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi) e consigliere dell’Ordine dei medici di Roma Foad Aodi ha chiesto al Ministero della Salute una legge nazionale che «autorizzi le strutture pubbliche e private ad effettuare le circoncisioni con costi accessibili».
Il prezzo della legalità – La circoncisione fatta da personale ospedaliero può avere infatti costi rilevanti e impone spesso limiti di età. In regime di Servizio sanitario nazionale la spesa è compresa tra i 250 e i 400 euro, ma è coperta solo per gli interventi con motivazioni prettamente mediche e le lista d’attesa sono molto lunghe. Rivolgersi a strutture private fa salire i costi da un minimo di 2000 a un massimo di 4000 euro. Per ragioni di sicurezza legate all’anestesia, peraltro, molte regioni fissano nelle strutture pubbliche dei limiti di età dai 4 fino ai 12 anni. Per motivi religiosi la stragrande maggioranza dei genitori, però, vorrebbe l’intervento nei primi mesi della vita dei bambini, e Aodi ha chiesto a tale proposito anche di «abbassare l’età» di accesso alla pratica.
Tradizione culturale – La circoncisione del pene è una pratica chirurgica antichissima che prevede la rimozione parziale o totale del prepuzio, la parte di pelle che ricopre il glande. Le motivazioni possono essere religiose, culturali o sanitarie. Le religioni che prevedono la circoncisione come rituale iniziatico sono quella ebraica e quella musulmana, ma nessuna delle due prevede l’obbligo di un intervento in casa. Sono gli stessi rappresentanti delle comunità religiose, infatti, a chiedere ai fedeli di farlo in ospedale, con maggior forza dopo gli incidenti letali. Abdellah Redouane, Segretario generale del Centro islamico culturale d’Italia (la Grande Moschea di Roma), ha lanciato un appello ai musulmani presenti in tutto il Paese di rivolgersi solo a personale ospedaliero in ambienti sterilizzati. Resta però un caposaldo della tradizione: il rabbino capo della Comunità ebraica di Roma e medico Riccardo Di Segni aveva commentato la proposta del Parlamento islandese di rendere la circoncisione illegale come una soppressione del «diritto e dovere religioso di trasmettere la propria cultura».