Tutti indagati per non aver preso misure che avrebbro potuto salvare più di 4 mila vite. E’ questo il risultato dell’inchiesta della procura di Bergamo sulla gestione pandemica in Lombardia nei primi mesi del 2020 che chiama in causa Governo, Regione e Comitato tecnico scientifico (CTS). L’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte e l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, il presidente della Regione Attilio Fontana e l’ex assessore al Welfare Giulio Gallera, i membri del CTS Silvio Brusaferro e Franco Locatelli sono tutti accusati, a vario titolo, di epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo e rifiuto di atti d’ufficio. L’inchiesta, aperta il 6 aprile 2020, è un atto dovuto per ricostruire la verità della «risposta fornita dalle autorità sanitarie e civili», ha puntualizzato il procuratore di Bergamo Antonio Chiappani. I familiari delle vittime hanno espresso la loro soddisfazione e si sono presentati davanti alla procura: «Siamo grati, per tre anni nessuno ci aveva ascoltato. Da oggi si riscrive la storia della strage bergamasca e lombarda». Per il consulente speciale dei magistrati, Andrea Crisanti, vcirologo di fama e oggi senatore del PD, con misure tempestive si sarebbero potiuti salvare più di quattromila persone.
La ricostruzione della Procura – Le indagini si sono svolte su tre piani: la gestione dell’ospedale di Alzano, l’istituzione ritardata della zona rossa per i comuni di Alzano e Nembro, la diffusione dell’epidemia. La procura ha esaminato documenti e mail ma nell’inchiesta sono entrate anche telefonate. Da tutto questo sono emerse per il procuratore Chiappani «criticità» nella gestione pandemica che confermano la sottovalutazione dei rischi dell’infezione virale e il ritardo delle misure di contenimento. Contestato anche il mancato aggiornamento del piano pandemico, nazionale e regionale, rimasto fermo al 2006.
Ma torniamo ai giorni su cui si è concentrata l’indagine. È il 20 febbraio 2020 quando venne individuato il “paziente 1” a Codogno, nel Lodigiano. Due giorni dopo scattò la zona rossa a Codogno e in altri dieci comuni limitrofi. Una misura che invece non venne impiegata per Alzano, Nembro e gli altri paesi della Bergamasca. Nell’ospedale di Alzano, tra il 22 e il 23 febbraio vennero comunicati i dati di pazienti con sintomi da polmonite bilaterale, anche se senza tampone. Nei giorni seguenti si raggiunse il centinaio di infetti ma nessuna decisione venne presa. Il 28 febbraio, Stefano Merler, dell’Istituto Superiore di Sanità comunicava alla Regione Lombardia che la situazione a Bergamo stava per superare in gravità quella nel Lodigiano. Il 29 febbraio il bollettino contava più di 500 positivi in Lombardia con picchi nei comuni di Alzano e Nembro. Nessun provvedimento venne adottato nonostante il 3 marzo il CTS avesse proposto al governo di mettere in zona rossa i due paesi nella Val Seriana come quelli nel Lodigiano. Anche la Regione Lombardia era a conoscenza della situazione e la conferma viene da un audio del 4 marzo che rivela come Fontana e Speranza fossero informati dell’ampiezza del focolaio. L’intervento del governo si concretizzò solo nella notte tra il 7 e l’8 marzo con l’imposizione della zona rossa in tutta la Lombardia e la chiusura di scuole, università, teatri e cinema nel resto della Penisola.
Il bilancio – Secondo il microbiologo Andrea Crisanti, consulente speciale per la procura per le morti da Covid-19, se il 27 febbraio si fossero adottate nei comuni di Alzano e Nembro misure di contenimento (ad esempio la zona rossa) si sarebbero salvate 4.148 persone. Invece, se il governo avesse seguito i consigli del CTS del 3 marzo, i morti sarebbero stati 2.659 in meno. Per questo, secondo il procuratore Chiappani «di fronte alle migliaia di morti e le consulenze che ci dicono che queste potevano essere eventualmente evitati, non potevamo chiudere con una archiviazione». In tutto il 2020 nella provincia di Bergamo hanno perso la vita 6.000 persone in più rispetto alla media dei cinque anni precedenti, un eccesso di mortalità del 62,8%. A livello nazionale, per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), si calcola un eccesso di 100.431 morti nel 2020.