Silvio Brusaferro ANSA/MASSIMO PERCOSSI

Incertezza e timore. I messaggi che politici e dirigenti si scambiavano all’inizio della pandemia, secondo gli inquirenti, confermerebbero la tesi accusatoria della procura: le istituzioni erano impreparate ad arginare il virus. Dalle chat sui telefoni sequestrati emergono ritardi e omissioni che avrebbero provocato un aumento delle vittime. Ecco cosa si dicevano le istituzioni:

La zona rossa- Il 5 marzo 2020, pochi giorni prima del lockdown, si respirava tensione all’interno del governo. Conte avrebbe dovuto prendere poco dopo decisioni in merito alle zone rosse, se blindare o meno anche la Valseriana dopo aver chiuso Codogno e dintorni. «Teme che abbia un costo enorme senza beneficio», scriveva l’ex ministro della salute Roberto Speranza a Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità, riferendosi al premier.

I tamponi- «Fare tamponi a tutti è la cazzata del secolo», scriveva l’esponente dell’Organizzazione mondiale della sanità Ranieri Guerra a Brusaferro pochi giorni dopo il 22 febbraio (quando nel Lodigiano scattò la zona rossa). Le stesse perplessità sull’utilità dei test erano state sollevate dallo stesso Brusaferro a Francesco Curcio, direttore del dipartimento di medicina di laboratorio di Udine («Il tema è che tutti pensano che il test serva a qualcosa»).

Cina – Pochi giorni dopo la scoperta del “paziente uno” a Codogno (20 febbraio 2020), Goffredo Zaccardi, ex capo di gabinetto di Roberto Speranza, scrisse a Pierluigi Bersani, ex leader del Pd, per esprimergli il rimorso di non aver impedito gli scali dalla Cina. «Questo non ci avrebbe messo al riparo totalmente al riparo dal virus, ma dalle responsabilità sì. La gente non sarebbe rientrata in modo incontrollabile».

Numero Verde– Anche il malfunzionamento del numero telefonico 1500, istituito per offrire consulenza sul Covid, avrebbe contribuito a far lievitare il numero dei morti. Le segnalazioni sarebbero arrivate quasi un mese dopo la configurazione della linea. A dimostrarlo una sollecitazione inviata dalla segretaria del viceministro della Salute Paolo Sileri a Giuseppe Ruocco, segretario generale del ministero («Il numero non risulta correttamente funzionante»)

Epidemia colposa- Ruocco aveva già previsto il futuro. E già metteva le mani avanti. il 28 febbraio 2020 in un messaggio scriveva così ad una funzionaria: «Decisioni, tempi, epidemia colposa. Ci saranno inchieste su tutto, come sempre. Devono però arrestare prima i ministri e lo staff di 190 Paesi che hanno fatto meno di noi».