L’indagine sulla gestione della pandemia da Covid-19 ha aperto il vaso di Pandora. È salito a 13 il numero di indagati nell’inchiesta, dopo che la Procura di Bergamo ha trasmesso a quella di Roma, per competenza territoriale, atti riguardanti il mancato aggiornamento del piano pandemico, che risale al 2006. I responsabili sarebbero gli ex ministri della Salute Roberto Speranza (2019-2022), Giulia Grillo (2018-2019) e Beatrice Lorenzin (2013-2018), ora indagati per omissione in atti di ufficio. Nella capitale, invece, è stata disposta l’archiviazione delle accuse di omicidio colposo per l’ex premier Giuseppe Conte e alcuni ministri del suo governo.

FONTE: ANSA

Mancava un piano– Il piano pandemico dipinge un quadro generale di come lo Stato deve reagire ad una pandemia e quindi, non essendo stato aggiornato, per la Procura di Bergamo «ne discende che il peggior scenario ipotizzato dal piano era ben lontano dalla cruda e grave realtà, con l’ovvia conseguenza che sin da quei giorni il Cts avrebbe dovuto proporre, ed il Ministero adottare, provvedimenti restrittivi ben più incisivi». Nello scenario più grave dipinto dal Piano pandemico la previsione era di 1.000 casi notificati dopo 38 giorni dal primo che aveva generato l’epidemia vera e propria. In realtà, già il 29 febbraio (9 giorni dopo il primo positivo di Codogno), come risulta dal sito Internet del ministero della Salute, i casi in Italia erano 1.049.

«Fuori controllo» – Per la Procura bergamasca: «I contagi erano ormai fuori controllo. Il piano, inoltre, prevedeva l’occupazione di 60 posti letto in terapia intensiva al 38esimo giorno, mentre in realtà dopo 8 giorni i posti letto occupati in terapia intensiva erano già 64». La Procura ha accertato che oltre a non essere stato aggiornato, il piano non è stato neppure applicato alla notizia del primo caso di Sars-Cov2 in Italia. L’allora ministro Speranza, intanto, ha spiegato che quel piano «era datato e non costruito su un coronavirus ma su un virus influenzale. Questo ha portato i nostri tecnici a preferire la definizione di un nuovo strumento costruito sul Covid». In ogni caso, il «compito di applicarlo – sottolinea Speranza – spettava alla direzione generale della Prevenzione del ministero, Claudio D’Amario». Per tutta risposta, D’Amario ha contestato il fatto che Silvio Brusaferro, direttore dell’Istituto Superiore di Sanità, propose «un piano specifico che a partire dalla casistica cinese e seguendo dei modelli matematici poteva meglio misurare il bisogno emergenziale».

Il cerchio si allarga- Per l’ipotesi di reato di omissione in atti d’ufficio sono stati indagati anche Giuseppe Ruocco, in qualità di direttore generale della Direzione Prevenzione Sanitaria dal 2012 al 2014 e dal 2017 al 2021 come segretario generale del ministero della Salute; Ranieri Guerra, come direttore generale della Direzione Prevenzione Sanitaria del ministero della Salute dal 2014 al 2017; Maria Grazia Pompa, direttrice dell’Ufficio 5 fino al 2016; Francesco Paolo Maraglino, direttore dell’Ufficio 5 della Direzione Prevenzione Sanitaria.

Un nuovo capitolo- Il numero di indagati sale a 13 con l’iscrizione nel registro dell’ex numero due dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Ranieri Guerra, e quattro tecnici del ministero della Salute, Claudio D’Amario, Francesco Maraglino, Loredana Vellucci, Mauro Dionisio, per il reato di falsità ideologica. Secondo i magistrati sarebbero «responsabili per i dati falsi comunicati a Oms e Commissione europea attraverso appositi questionari».

La difesa- «I questionari dell’Oms sono stati compilati dai capiufficio», replica Guerra. E sull’accusa del mancato aggiornamento del piano l’ex ministro della Salute Giulia Grillo dice: «L’attività di aggiornamento del piano pandemico aveva natura prettamente tecnica e pertanto era di competenza dei vari dirigenti presenti in seno al Ministero». Poi aggiunge: «Non ricordo che mi sia stata rappresentata la necessità di precedere a eventuali capitoli di spesa dedicati per l’aggiornamento del piano pandemico. Posso dire che il 5% del fondo sanitario nazionale della Sanità viene destinato ai piani regionali della prevenzione. Nessuno mi ha rappresentato la necessità di aggiornamento del piano pandemico o della necessità di destinare dei fondi a tale scopo».

Archiviato l’omicidio colposo- Il tribunale di Roma, intanto, ha giudicato infondata l’accusa di omicidio colposo contestata all’ex premier Giuseppe Conte e degli ex ministri Roberto Speranza, Luciana Lamorgese, Lorenzo Guerini, Luigi Di Maio, Roberto Gualtieri e Alfonso Bonafede. «In una situazione di incertezza non era esigibile da parte degli organi di governo l’adozione tout court di provvedimenti in grado di impedire ogni diffusione dei contagi che non tenessero conto della necessità di contemperare interessi diversi e in particolare la tutela della salute e la tenuta del tessuto socio economico della collettività. (…) É ragionevole ritenere che un lockdown anticipato non avrebbe avuto l’effetto di evitare l’epidemia che non può quindi ritenersi provocata dai rappresentanti di governo».