Cambia impostazione la campagna di vaccinazione di massa. Per accelerare l’immunizzazione, non si procederà più per categorie professionali, ma in base alle fasce di età. È questa la linea guida del nuovo piano messo a punto dai tecnici del ministero della Salute, presentato da Roberto Speranza durante un incontro con le Regioni nella mattinata dell’11 marzo. «La priorità è mettere in sicurezza il Paese», ha affermato Mario Draghi, parole che il presidente del Consiglio ripeterà venerdì durante una visita a un hub vaccinale a Fiumicino. All’11 marzo, sono state utilizzate poco meno di sei milioni di dosi, e gli italiani che hanno ricevuto sia la prima dose che quella di richiamo sono circa un milione e 800mila.

Roberto Speranza, ministro della Salute

Le precedenze – Proprio le scelte delle Regioni, che hanno finora seguito strade differenti, sono state uno degli ostacoli all’organizzazione di una campagna vaccinale spedita ed efficace. In certi casi, le amministrazioni locali hanno deciso di dare la precedenza a categorie non sempre a rischio o non in prima linea.
Per perseguire con maggiore rapidità l’obiettivo fissato dal presidente del Consiglio, sarà necessario cambiare approccio. Mentre proseguiranno le somministrazioni alle categorie impegnate in prima linea – personale sanitario, personale scolastico, militari e Forze dell’Ordine – e degli over 80, in parallelo saranno vaccinati gli over 70 e i malati con patologie gravi. L’età sarà l’unico criterio utilizzato per stabilire le precedenze, anche per via dell’autorizzazione, arrivata pochi giorni fa dal ministero della Salute, a utilizzare il farmaco di Astrazeneca per chi ha più di 65 anni. Nel nuovo piano vaccinale non ci sono dunque le categorie a rischio.

Gli spazi – Archiviate le “primule”, il nodo da risolvere era quello dei luoghi dove inoculare le dosi. Il documento che verrà esaminato dalle Regioni prevede l’allestimento, nelle città con più di 50mila abitanti, di grandi centri vaccinali in spazi già esistenti come piazzali delle stazioni, parcheggi dei centri commerciali, stadi e palazzetti dello sport. A questi si affiancheranno alcuni dei drive through dell’Esercito, finora utilizzati per i tamponi e riconvertiti per la somministrazione del siero. Il primo, quello della Cecchignola a Roma, è già attivo e dal 12 marzo sarà operativo a Milano, nel parco Trenno, il più grande d’Italia. Sempre il ministero della Difesa gestirà circa 150 centri vaccinali mobili per raggiungere i centri isolati. Ai militari si affiancheranno i volontari della Protezione civile. Una delle novità del piano è la possibilità di vaccinare nelle aziende: entro il 19 marzo Confindustria compilerà una lista delle imprese disponibili a fornire i propri spazi per la vaccinazione di dipendenti e non.

Il personale – A somministrare le dosi nelle imprese saranno i medici aziendali – un migliaio solo in Lombardia. Una scelta che permetterà di affrontare una delle questioni principali, ossia l’allargamento della platea dei vaccinatori. Il 10 marzo è stato firmato un accordo per arruolare gli odontoiatri (60mila), cui si aggiungeranno 40mila specializzandi e altri 60mila tra medici di famiglia e pediatri. Saranno in prima fila anche i medici dell’Esercito e quelli della Croce Rossa. Il ministero della Salute sta vagliando l’ipotesi di coinvolgere anche infermieri e farmacisti. L’obiettivo è quello di superare, forniture permettendo, il mezzo milione di somministrazioni giornaliere.