Una radiografia degli investimenti mafiosi che non lascia dubbi sulle sempre più capillari infiltrazioni nelle regioni centro-settentrionali. Dagli appalti di grandi opere alle 55 tonnellate di stupefacenti. Il bilancio 2013 della Guardia di finanza ha all’attivo sequestri di beni per 3 miliardi di euro, per un aumento del 73 per cento rispetto all’anno precedente.
Nelle quasi 4 mila indagini patrimoniali delle Fiamme gialle ben 900 milioni sono stati sequestrati al Centro-nord, con un aumento in quest’area dell’80 per cento rispetto al 2012. Sarebbero dunque le zone più ricche del Paese ad attirare la liquidità dei clan.
E dal rapporto della finanza la conferma che i capitali mafiosi da attività illecite non riguardano solo gli appalti di grandi opere e dell’edilizia o lo smaltimento dei rifiuti speciali. Attraverso la vendita all’ingrosso e al dettaglio, la ristorazione e le attività ricettive, le sale gioco e i “compro oro”, le organizzazioni criminali ampliano il proprio orizzonte penetrando in territori considerati immuni.
Sul fronte del riciclaggio la creazione di trust, fiduciarie e società anonime, il frazionamento di operazioni finanziarie attraverso i money transfer hanno affiancato l’uso di banconote di grosso taglio e l’emissione di false fatturazioni. Tecniche che hanno portato un aumento del 29 per cento nella somma complessiva reinvestita, per 3,4 miliardi di euro.
Il 2013 è anche l’annus horribilis per l’usura. Con 455 usurai denunciati e quasi 170 milioni di euro sequestrati, la crescita è del 1250 per cento.
Silvia Ricciardi