Tre giorni dopo il crollo della trave nel cantiere Esselunga di Firenze si scava ancora senza sosta per trovare il corpo dell’ultimo operaio che manca all’appello e che potrebbe diventare la quinta vittima, dopo le quattro già accertate. La Procura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo plurimo e crollo colposo, al momento senza indagati, mentre gli inquirenti stanno passando al vaglio tutte le ipotesi che avrebbero potuto causare il cedimento, dall’utilizzo di prodotti scadenti a un errore di progettazione. Sotto accusa è finito anche il sistema dei subappalti e del lavoro nero, mentre la ministra del Lavoro Marina Calderone ha promesso «più controlli» dopo il sopralluogo nel cantiere.
I fatti e il quinto disperso – Venerdì 16 febbraio alle 08:52 nel cantiere nell’ex Panificio militare di Firenze, dove è in costruzione una nuova Esselunga, un’architrave in cemento armato di 15 metri e di oltre 5 tonnellate di peso è venuta giù dal terzo piano, inghiottendo i piani inferiori. I tre operai romeni che stavano lavorando nello stesso livello della trave crollata si sono salvati per un soffio, mentre i cinque che lavoravano più in basso sono stati travolti. Finora i morti accertati sono quattro: Luigi Coclite, italiano di 60 anni, Mohamed Mohamed Toukabri, tunisino di 54 anni, Mohamed El Farhane, marocchino 24 anni, e il suo connazionale Taoufik Haidar, 43 anni. Si cerca tra le macerie il corpo di Bouzekri Rahini, 56enne e anche lui marocchino, che potrebbe essere la quinta e ultima vittima. La zona dove si trova sarebbe stata individuata ma si sta cercando di mettere in sicurezza il cantiere prima di intervenire. L’ipotesi è che il corpo sia stato ingoiato dal cemento, nel frattempo solidificato, che stavano gettando al momento del crollo.
Le ipotesi e il fascicolo della Procura – La Procura di Firenze ha aperto un fascicolo per omicidio colposo plurimo e crollo colposo, ma al momento non ci sono indagati. Ad occuparsi dell’incidente saranno i pm Francesco Sottosanti e Alessandra Falcone, al lavoro per ricostruire quello che è successo alle 08:52 di venerdì 16 febbraio. Un problema strutturale? Un difetto di progettazione? Sono stati usati materiali scadenti? E ancora, i cinque operai che erano ai piani inferiori potevano essere lì in quella fase dei lavori? In attesa di chiarire questi e altri interrogativi, gli inquirenti hanno acquisito il registro del cantiere in cui vengono annotate tutte le presenze, per fare un censimento di chi era nel cantiere al momento del crollo. L’attenzione della Procura si sta concentrando innanzitutto sulla Rdb Italprefabbricati di Atri (Teramo), l’azienda che ha prodotto l’architrave prefabbricata, consegnata in cantiere quella stessa mattina. Secondo il Tgr Abruzzo, il fissaggio della trave non era ancora terminato quando il personale di un’altra società ha iniziato a gettare cemento nella stessa area, all’ultimo piano della struttura.
Il sistema dei subappalti – Le lenti d’ingrandimento degli inquirenti si sono subito rivolte verso l’azienda abruzzese, dove ieri sono scattate le prime perquisizioni, ma insieme alla Rdb Italprefabbricati sono almeno 60 le imprese che hanno avuto accesso al cantiere. Tra queste, particolare attenzione verrà destinata a chi ha assemblato travi e piloni e a chi si è occupato della gettata di cemento all’ultimo piano del supermercato in costruzione. A finire sotto accusa è più in generale il sistema di subappalti a cascata che, nel caso dell’Esselunga di Firenze, ha numeri impressionanti. L’azienda capofila è l’Attività edilizie pavesi (Aep), che da anni lavora per conto dell’immobiliare del gruppo Esselunga La Villata Spa, presieduta da un anno dall’ex ministro Angelino Alfano, che come in altre occasioni ha spezzettato i lavori nel cantiere con conseguente frammentazione nel controllo delle opere. Sulle 63 imprese che, sulla carta, stavano costruendo i 2.500 metri quadrati del nuovo supermercato della famiglia Caprotti, 35 erano ditte edili, la metà erano individuali e qualcuna lavorava anche solo per un giorno.
I lavoratori irregolari – Non è solo il sistema dei subappalti a finire al centro delle accuse, ma anche le diverse ipotesi di irregolarità che si stanno riscontrando nei lavoratori del cantiere. Due delle vittime erano stranieri non in regola, quindi non potevano che lavorare in nero. L’ipotesi è che fossero molti di più gli operai non regolari, visto il fuggi fuggi raccontato dai testimoni nei momenti successivi al crollo. In più, molti non erano inquadrati con contratti del settore edile ma con quelli dei metalmeccanici, meno stringenti soprattutto sui corsi di formazione da seguire.
Il sopralluogo della ministra Calderone e gli ispettori che mancano – Il 18 febbraio la ministra del Lavoro Marina Calderone ha fatto un sopralluogo nel cantiere in via Mariti a Firenze, insieme al presidente della Regione Eugenio Giani e al sindaco di Firenze Dario Nardella. «Il governo c’è. E se ci sarà da intervenire anche per rendere ancora più incisive le norme si farà», ha affermato la ministra, che ha promesso una stretta sui controlli e sottolineato di aver «aumentato il numero degli ispettori». Grazie all’assunzione di «850 ispettori tecnici nel 2023, quest’anno potremo aumentare le ispezioni del 40%», ha specificato da Firenze Calderone, ma secondo Repubblica la ministra si sbaglia, perché gli ispettori tecnici, cioè quelli che fanno i controlli su salute e sicurezza, sarebbero 662. Il concorso, poi, è stato bandito dal governo Draghi, e non da quello Meloni, e mancherebbero all’appello altri 487 tecnici per raggiungere i 1.149 previsti in origine dal bando. Sempre secondo i calcoli del quotidiano, alla luce degli obiettivi contenuti nel Piano dei fabbisogni 2024-2026, mancano 2.600 posizioni da ricoprire sommando tutti i profili, dagli amministrativi agli ispettori (tecnici e del lavoro).