Margherita Cassano (Fonte: Ansa/Claudio Giovannini)

Un altro frammento di cristallo è caduto dal soffitto: per la prima volta nella storia, la Corte di Cassazione sarà presieduta da una donna. A ricoprire questo ruolo sarà Margherita Cassano, nominata all’unanimità dal plenum del Consiglio Superiore della Magistratura lo scorso 1º marzo. Dopo una lunga carriera ai massimi livelli della magistratura, Cassano si insedierà ufficialmente nel suo nuovo ufficio del Palazzo di Giustizia il prossimo 6 marzo. Dal 2020, la giudice ricopriva l’incarico di presidente aggiunta della Cassazione: anche in quell’occasione era stata la prima donna a raggiungere questo grado.

Il ritratto – Nata a Firenze nel 1955 da padre giudice e madre professoressa, Margherita Cassano ha seguito le orme paterne entrando in magistratura a 25 anni. Ha svolto i suoi primi incarichi presso la procura di Firenze, dove dal 1991 al 1998 è stata assegnata alla Dia (Direzione distrettuale antimafia), occupandosi soprattutto di traffico di stupefacenti. Per quattro anni Cassano è poi stata componente del Consiglio Superiore della Magistratura, in quota Magistratura Indipendente (la corrente più conservatrice). In quella veste si è occupata di rapporti istituzionali, mafia e corruzione, oltre a essere membro della sezione disciplinare. Al 2003 risale il suo approdo in Cassazione dove, in qualità di componente della I sezione penale, ha scritto la sentenza definitiva di condanna per Marcello Dell’Utri, storico braccio destro di Berlusconi, per concorso esterno in associazione mafiosa. Dal 2016 al 2019 ha presieduto la Corte d’Appello di Firenze, ma nel 2020 è tornata al Palazzo di Giustizia di piazza Cavour come presidente aggiunta della Corte di Cassazione. In questi anni ha affiancato il presidente Pietro Curzio che ora, sulla via del pensionamento, le passa il testimone.

Un cammino lungo 60 anni – Nel congratularsi con la neoeletta, il presidente della Repubblica (che presiede di diritto anche il Csm) ha ricordato l’anniversario della legge 66/1963: «Cinque giorni fa ricorrevano sessant’anni dall’entrata in vigore della legge che ha immesso le donne in magistratura. La nomina della prima in questo ruolo così importante è un’occasione per la Repubblica, oltre che per l’ordine giudiziario». Prima del ’63, le donne erano escluse dalla magistratura sulla base di pregiudizi sedimentati nel tempo, come dimostra il dibattito in sede costituente che metteva in discussione la loro capacità di giudizio. «Nella donna prevale il sentimento sul raziocinio, mentre nella funzione del giudice deve prevalere il raziocinio sul sentimento», «la donna, in determinati periodi della vita, non ha piena capacità di lavoro»: sono alcune delle argomentazioni presentate all’epoca. Dopo la svolta del 1963, nel 1965 è stato bandito il primo concorso per l’accesso in magistratura aperto alle donne: fra le otto vincitrici Maria Gabriella Luccioli, che è poi diventata la prima donna a presiedere una sezione della Corte di Cassazione nel 2008. Dodici anni più tardi, la nomina di Margherita Cassano a “numero due” della Suprema Corte ha segnato una nuova tappa di un percorso che lo scorso 1º marzo l’ha portata a diventarne il vertice.