In Giappone le lontre sono diventate una mania. I fotogenici mammiferi acquatici hanno prima spopolatoi sui social e poi nei caffè a tema, dove i visitatori possono coccolarle e fotografarle. Sono diventati veri e propri animali domestici, immortalati sul divano di casa con abiti su misura e con canali Youtube tutti per loro. Ma l’elevata richiesta non farebbe che alimentare il bracconaggio proveniente dalla Thailandia e dal Sud-est asiatico, come conferma uno studio pubblicato su Conservation Science and practice.

Lontra nana orientale

Foto: Paul Korecky/Wikimedia Commons

C’è lontra e lontra –  Esistono tredici specie diverse di lontre, quasi tutte a rischio estinzione. Quella giapponese è stata dichiarata estinta nel 2012, dopo che non se ne vedevano più da trent’anni. Ora, nel Paese del sol levante, si importano le lontre nane orientali, più socievoli e con artigli ridotti. Anche se la loro pelliccia è meno ricercata dai cacciatori rispetto a quella della lontra di fiume europea, sono considerate specie vulnerabili dall’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN): il loro habitat, i corsi e i bacini di acqua dolce e la fitta vegetazione che li circonda, si sta progressivamente restringendo in Asia come nel resto del mondo. Anche per questo la lontra nana dal 2019 è stata protyetta e inserita nalla Convenzione CITES, quella che regola il commercio della fauna selvatica, e non dovrebbe essere commerciata se non in casi eccezionali

Lo studio – Per scongiurare la sparizione di ulteriori specie, una squadra di scienziati giapponesi e thailandesi coordinati dall’Università di Kyoto ha analizzato il Dna di quelle che entrano in Giappone per capire da dove provengono. Suddividendole in tre gruppi a seconda di dove si trovavano (zoo, caffè tropicali e sequestrate alla dogana), hanno scoperto che il genoma della maggior parte di quelle tenute in cattività nei bar a tema non combaciava con quello delle lontre dello zoo. Anzi, è molto simile a quello di alcune popolazioni thailandesi e malesiane soggette al bracconaggio e al commercio illegale. Un mercato parallelo, e nero, solo per i privati.

Mercato in crescita – Come hanno raccontato i ricercatori, in molti locali a tema i proprietari non avevano nemmeno i documenti dei loro animali. «Molti dei gestori di questi bar non capiscono l’impatto che hanno. Alcuni pensano di aiutare la conservazione della specie facendole riprodurre e mostrandole ai turisti», ha detto al Guardian Mayako Fujihara, co-autore dello studio. Le lontre, predatori di vertice, svolgono un ruolo fondamentale nella regolazione delle zone ’umide di acqua dolce: sono un anello importante della catena alimentare e tengono sotto controllo i parassiti. Per questo i ricercatori hanno insistito sulla necessità di lasciarle in natura. Ma intanto il commercio illegale, che avviene sul dark web così come sui gruppi social, viaggia al ritmo di oltre 500 annunci al mese e non accenna a rallentare.