«Tutelare l’ordine e la sicurezza pubblica». Dietro il linguaggio burocratico della questura di Brescia c’è un provvedimento che farà discutere: è una delle prime applicazioni del cosiddetto “daspo urbano”, ovvero il provvedimento con cui comuni e questure possono allontanare le persone considerate pericolose per l’ordine pubblico e sociale. In questo caso, i due allontanati che non potranno rientrare per tre anni nel comune di Roncadelle (Brescia) sono due uomini – 62 e 26 anni – di etnia sinti, denunciati sabato 22 giugno per aver aggredito un residente di 44 anni infastidito dalla musica e dai rumori troppo alti provenienti dal campo nomadi. «Il provvedimento – si legge nella nota della questura di Brescia – è stato adottato al fine di tutelare l’ordine e la sicurezza pubblica, anche in considerazione del fatto che i medesimi risultano avere precedenti di polizia per delitti contro il patrimonio e contro le persone».

La rissa e il daspo – L’episodio risale allo scorso 13 giugno quando un residente di Roncadelle è stato coinvolto in una discussione con donne e uomini di etnia sinti che avevano organizzato una festa di compleanno nel campo nomadi attiguo alla sua casa. Secondo le testimonianze di alcuni residenti della zona, alla discussione avevano preso parte anche rom apparentemente ubriachi. Gli abitanti erano infastiditi dalla musica e dai rumori troppo alti provenienti dalle roulotte: qualche parola grossa, le minacce e poi due residenti del campo, tra loro parenti, sono passati ai fatti. Il 44enne sarebbe stato colpito con schiaffi e pugni al volto e dopo la denuncia ai carabinieri, che hanno ricostruito l’accaduto, sarebbero stati denunciati in Procura con l’accusa di lesioni personali e minacce in concorso. Così lunedì la questura ha emesso il provvedimento di allontanamento dei due uomini e il divieto di ritorno nell’area per tre anni anche per i precedenti dei due sinti: quello dello scorso 13 giugno non era il primo scontro, anche violento, tra i residenti e i due uomini, che negli ultimi mesi avrebbero trasformato un’area agricola in un grosso parcheggio dove hanno posto le roulotte senza alcuna autorizzazione.

Cosa prevede il “daspo urbano” – Il cosiddetto “daspo urbano” è un provvedimento introdotto nel nostro ordinamento per la prima volta dal governo Gentiloni e poi esteso con il “decreto sicurezza” voluto dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Daspo sta per “Divieto di Accesso alle manifestazioni SPOrtive” ed è stato approvato nel 1989 per contrastare la violenza negli stadi. Nel 2017 poi è arrivato il primo “decreto sicurezza” del ministro dell’Interno, Marco Minniti (Pd): una misura che dava ai sindaci, in collaborazione con i prefetti, il potere di multare o vietare l’accesso ad alcune aree della città per coloro che tenessero condotte volte a «limitare» la libera accessibilità e fruizione» di infrastrutture di trasporto (strade, ferrovie e aeroporto)». Poi, a settembre dello scorso anno, il Parlamento ha approvato il “decreto sicurezza e immigrazione” che estende il “daspo urbano” a molte altre zone delle città italiane: dai «presidi sanitari», alle zone turistiche (quindi il centro) fino a quelle aree dove si svolgono «fiere, spettacoli e mercati».

Gli altri casi – Dopo l’approvazione del “decreto sicurezza” di matrice leghista, i sindaci di tutta Italia stanno iniziando a sperimentare questo nuovo provvedimento: a Milano, per esempio, il sindaco Beppe Sala ha applicato diverse volte questa misura contro abusivi e mendicanti. A inizio giugno il primo cittadino dem ha annunciato che presto arriverà anche il “daspo urbano” nei confronti di rom e sinti perché «poi ritornano sempre nello stesso posto». Gli ultimi casi di applicazione della misura sono quelli di Taranto dove il questore, Giuseppe Bellassai, ha allontanato un parcheggiatore abusivo con precedenti per furto ed evasione mentre provvedimenti curiosi sono stati approvati in due città d’arte come Firenze e Venezia. Nella città toscana il prefetto Laura Lega aveva emesso un’ordinanza che individuava le cosiddette “zone rosse” (quasi tutte nel centro) dove le persone «dedite ad attività illegali» non avrebbero potuto stazionare: il Tar della Toscana a inizio giugno ha poi bocciato il provvedimento. A Venezia invece, il consiglio comunale ha approvato un regolamento che prevede multe salate fino allo stesso daspo urbano per i cosiddetti “turisti cafoni”, ovvero i forestieri che sporcano, inquinano e bivaccano nelle zone più turistiche della città.