(Wikimedia Commons – foto di ThreeCharlie)

«Non volevo ucciderlo, ma quando ha urlato il mio nome ho perso la testa». Così, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, si sarebbe difeso il 14enne accusato, insieme ad un amico di 15 anni, di aver ucciso a Monza Cristian Sebastiano il 29 novembre. L’uomo, 42 anni, un passato con problemi giudiziari per droga, è stato assassinato in mezzo alla strada con venti coltellate nel quartiere San Rocco, vicino a casa sua. L’omicidio, secondo gli inquirenti, sarebbe stato premeditato, mentre gli accusati sostengono di essere andati dall’uomo solo con l’intenzione di rapinarlo e di aver perso poi il controllo dei nervi.

La ricostruzione dei carabinieri – I due adolescenti sono stati fermati dai carabinieri domenica sera, grazie alle testimonianze dei passanti e alle telecamere di sicurezza. Nelle loro abitazioni sono poi stati trovati indumenti sporchi di sangue e, nella casa di uno dei due, anche un coltello da cucina, usato, sostengono gli investigatori, per uccidere Sebastiano. Secondo la ricostruzione delle forze dell’ordine, domenica pomeriggio i ragazzi si sarebbero accostati alla vittima, già armati di coltello e con l’intenzione di uccidere. Dopo aver sferrato i colpi, avrebbero assunto la cocaina rubata alla vittima prima di tornare a casa. Durante gli interrogatori, il 14enne ha accusato Cristian di essere la causa della sua dipendenza da stupefacenti.

Il movente – L’ipotesi degli inquirenti è che sia questo il movente dell’omicidio, che sarebbe stato premeditato: una vendetta per l’introduzione nel mondo della droga. Il ragazzo conosceva bene Cristian Sebastiano, entrambi frequentavano il Servizio per la cura della tossicodipendenza. Secondo quanto riportato dal Giorno, il 14enne avrebbe affermato di aver trovato l’uomo all’uscita dal centro, pronto a vendergli cocaina. Testimoni del quartiere, sentiti dai carabinieri, avrebbero confermato che l’adolescente odiava la sua vittima.

La difesa – I ragazzi hanno ribadito la propria difesa mercoledì 2 dicembre, durante l’udienza di fronte al gip Marina Zelante per la convalida del fermo per omicidio volontario e rapina. Durante l’interrogatorio, avrebbero affermato di non essere andati da Sebastiano per ucciderlo, ma solo per rapinarlo. Il più giovane, che avrebbe materialmente colpito la vittima, ha detto di essersi spaventato quando l’uomo ha urlato il suo nome e di non essersi nemmeno reso conto sul momento che era morto.