«Non si può escludere che il dna trovato sulla scena del delitto appartenga a un terzo soggetto oltre che ad Antonella Biancaniello». Lo ha dichiarato il medico legale, Andrea Piccinini, durante il processo che si svolge alla Corte d’Assise di Milano nei confronti della donna e di suo figlio Raffaele Rullo, entrambi accusati dell’omicidio volontario di Andrea La Rosa, ex calciatore e dirigente del Brugherio Calcio. È stata inoltre confermata la causa della morte: asfissia dopo inalazione di acido cloridrico.

I fatti – Il delitto risale al 14 novembre del 2017 quando, secondo la ricostruzione dei carabinieri del nucleo investigativo di Milano, La Rosa aveva incontrato l’amico Rullo e sua madre Biancaniello, per un prestito di 8 mila euro. Dal pomeriggio del 14 non si erano avute più sue notizie fino al mese successivo, quando è stato ritrovato il corpo durante un controllo stradale sulla Monza-Meda. Il corpo di La Rosa era nel bagagliaio dell’auto guidata da Antonietta Biancaniello. Secondo l’accusa la donna stava raggiungendo il figlio per disfarsi del cadavere infilato in un fusto di gasolio, dopo il delitto commesso qualche settimana prima nella cantina numero 29 di Via Cogne a Quarto Oggiaro. Gli inquirenti sostengono che Rullo avrebbe premeditato l’omicidio di La Rosa, uno dei suoi creditori da cui aveva ottenuto già 30 mila euro, per paura che rivelasse alle autorità dettagli su un suo giro sporco di denaro.  Dopo l’inchiesta condotta dal pm Eugenio Fusco, il processo è iniziato a dicembre 2018.

Ipotesi complice– La relazione esposta nell’ultima udienza davanti alla Corte d’Assise di Milano da Piccinini e dai medici Cristina Cattaneo e Domenico Di Candia apre un nuovo scenario rispetto al quadro emerso negli ultimi mesi: non si scarta l’ipotesi di altri complici nell’omicidio. Il dna rinvenuto sulla scena del delitto e sui mozziconi di sigarette trovati nella cantina non sarebbe solo di La Rosa e Biancaniello. «C’è un’altra traccia non identificabile che potrebbe appartenere a chiunque», ha aggiunto Piccinini.  Un’eventualità tutta da dimostrare ma subito divenuta la nuova carta della difesa e dell’avvocato Ermanno Gorpia, che adesso chiede ulteriori accertamenti.

Morte per asfissia– Un dato rilevante, però, si può confermare dall’udienza preliminare. «Andrea La Rosa è morto per asfissia dopo inalazione di acido cloridrico» ha dichiarato il medico legale Cattaneo escludendo che «i cinque tagli superficiali rinvenuti sul volto e sul collo possano aver causato il decesso immediato». Impossibile che le ferite gli siano state inferte nella posizione in cui è stato trovato il corpo, rannicchiato in un fusto di gasolio. Difficile stabilire se siano lesioni provocate prima o dopo la morte. Certo è che «La Rosa è stato prima sedato», come conferma Di Candia e «che l’autopsia è stata eseguita con il corpo in stato di decomposizione avanzato».

Nuove accuse– Gli imputati sono stati accusati di aver tentato di uccidere la moglie di Rullo, un mese prima del delitto di La Rosa.  Secondo gli inquirenti madre e figlio avrebbero inscenato il finto suicidio della donna per intascare i 150 mila euro dell’assicurazione sulla vita. La donna sarebbe stata sedata prima che le venissero tagliati i polsi: ma dopo l’intervento del 112, chiamato proprio dalla suocera, non sono arrivate denunce. Alla donna è stato fatto credere di aver tentato il suicidio in stato confusionale.