Nessun pericolo di fuga. Per questo la terza sezione della Corte di appello di Palermo ha respinto la richiesta di arresto di Marcello Dell’Utri, avanzata dalla Procura generale lunedì 25 marzo, dopo la condanna a 7 anni per concorso in associazione mafiosa.

Per il pg di Palermo Luigi Patronaggio, Dell’Utri sarebbe potuto scappare in Nicaragua. Nella richiesta di arresto, Patronaggio scrive che la Polizia di Milano ha appreso “da fonti confidenziali” di un viaggio fatto in Nicaragua da Dell’Utri l’8 marzo 2012. Il giorno dopo, la Corte di Cassazione avrebbe annullato con rinvio la sentenza di condanna a sette anni, uscita dal primo processo. La stessa condanna che ora, a un anno di distanza, la Corte d’appello ha riconfermato nel nuovo processo.

Secondo il magistrato quel viaggio “dimostrava la volontà di allontanamento di Dell’Utri”. I giudici non hanno valutato l’episodio tale da sollevare il pericolo di fuga. Anche perché “l’imputato ha partecipato alle udienze dibattimentali e non ha mai voluto sottrarsi all’esecuzione della pena”.

“Si tratta di una decisione corretta ed equilibrata”, ha commentato il difensore dell’ex senatore, l’avvocato Massimo Krogh. Dell’Utri, invece, si è detto deluso dalla sentenza di condanna pronunciata lunedì: “Forse mi ero illuso, ma è chiaro che questo romanzo criminale che i giudici hanno voluto scrivere sulla mia vita e che evidentemente continua a fare audience non poteva finire qui. E allora aspettiamo le prossime puntate”, ha spiegato in una intervista a Repubblica.

L’ex senatore del Pdl era tornato a ripetere quello che da anni continua a spiegare alle toghe: “Io a Milano non ho portato la mafia, ma tutt’al più un signore per bene che si chiamava Vittorio Mangano e che si intendeva solo di cani e di cavalli e niente altro”. Adesso a Dell’Utri non resta che sperare nella Cassazione: “La vita va avanti”, ha detto.

Stefania Cicco