Piera Maggio, madre di Denise Pipitone, lotta per avere giustizia da 9 anni

Il giudice per le indagini preliminari si aspettava un’accusa contro il nipote Giuseppe, ma Battista Della Chiave fa marcia indietro. Il testimone chiave nel sequestro di Denise Pipitone, scomparsa nove anni fa da Mazara del Vallo, non se la sente di confermare le accuse perché potrebbero essere utilizzate contro un consanguineo. Scelta che non sorprende. Il 74enne si è infatti presentato all’udienza in Tribunale, a Marsala, in compagnia di alcuni familiari, compreso lo stesso nipote che aveva accusato nelle dichiarazioni rese al legale di parte civile che assiste Piera Maggio, la mamma di Denise. E tra i quattro periti nominati per ascoltare il testimone, sordomuto, nel linguaggio dei segni, c’era anche il padre dell’accusato, riferisce la parte civile.

A nulla è valsa l’istanza dell’avvocato Giacomo Frazzitta, con cui chiedeva di porre sotto protezione Della Chiave e impedire ogni contatto con i suoi familiari. Nel corso di un’indagine difensiva, l’anziano mazarese aveva dichiarato di avere visto, il primo settembre 2004, circa mezz’ora dopo il sequestro, Denise Pipitone in braccio al nipote Giuseppe Della Chiave, che si recò nel magazzino dove lui lavorava chiedendogli di fare una telefonata.

Al termine dell’udienza, lo sfogo di Piera Maggio, mamma di Denise: “È tutto finito. L’unica persona che in nove anni ha detto la verità sulla scomparsa di mia figlia, sostenendo che è stata messa pure dentro una fogna, non è stata presa in considerazione. È chiaro che questa cosa non doveva andare avanti. È uno schifo”.

Nei prossimi giorni è attesa la perizia psichiatrica disposta dal giudice Annalisa Amato per accertare l’attendibilità del testimone.

Silvia Ricciardi