Un difetto di procedura ha salvato Fausto Brizzi. Per il regista, accusato da tre donne di abusi sessuali, il gip di Roma Alessandro Arturi non ha potuto che accettare la richiesta di archiviazione avanzata dall’ufficio del pubblico ministero: le denunce sono state presentate in ritardo sui tempi previsti dalla legge. Le norme italiane prevedono che la vittima di reati sessuali, reale o presunta, abbia sei mesi di tempo per sporgere denuncia, in alternativa il reato non può essere perseguito . Per due delle tre donne dichiaratesi vittime di Brizzi era già passato troppo tempo. Per l’altra invece il giudice ha escluso la costrizione all’atto sessuale ritenendo che la contropartita in ballo, 200 euro che la donna avrebbe rischiato di perdere “per due comparsate nell’ambito del film in lavorazione”, fosse troppo debole per permettere al regista di estorcere favori sessuali. Un’archiviazione basata per due terzi dunque non su una constatazione effettiva di innocenza ma su una improcedibilità.

La storia – «Mai e poi mai nella mia vita ho avuto rapporti non consenzienti», aveva subito dichiarato Brizzi mentre progressivamente vedeva naufragare carriera e matrimonio. Lo scandalo era scoppiato nel novembre del 2017 da un servizio delle Iene. Il programma di Italia 1 aveva trasmesso un’inchiesta del giornalista Dino Giarrusso in cui veniva riportata la testimonianza di 15 donne, in gran parte anonime, che pur senza conoscersi tra loro, raccontavano la medesima versione. Secondo le dichiarazioni delle ragazze, un regista (il cui nome non veniva rivelato) era solito effettuare i provini per i suoi film non in ufficio ma nel suo loft. In quelle circostanze le aspiranti attrici dicevano di aver subito abusi sessuali. Il regista anonimo era stato poi identificato in Brizzi in seguito all’inchiesta giudiziaria: era così scoppiata una vera e propria bufera su colui che fu presto soprannominato «l’Harvey Weinstein italiano», dal nome del produttore statunitense i cui ripetuti stupri e abusi hanno dato origine al movimento «Me too».

Le reazioni –  Mentre l’agente cinematografico Enrico Lucherini, curatore di diversi film di Brizzi, festeggia («Me lo aspettavo. Ero sicuro che avrebbero archiviato tutto» ha detto), le Iene non ci stanno. Davide Parente, ideatore del programma televisivo e invitato dagli amici di Brizzi a scusarsi con il regista, ha risposto che: «Per noi delle Iene non è affatto finita qui».Secondo Parente c’è differenza tra reato non commesso e reato archiviato per prescrizione. «Resta l’invito – aggiunge –  che abbiamo già rilanciato l’8 agosto scorso: se davvero ritiene di aver agito in totale onestà, Brizzi denunci le Iene, così si potrebbe chiarire in un’aula di Tribunale se raccontando le storie di quelle 15 ragazze, che non possono più denunciare il regista perché è passato troppo tempo, abbiamo diffamato Brizzi o abbiamo fatto semplicemente il nostro dovere».