Ricorso respinto – Gli insegnanti delle scuole primarie non laureati non potranno accedere alle Gae, le graduatorie ad esaurimento che assegnano le cattedre a tempo indeterminato. I maestri e le maestre in possesso solo del diploma magistrale – conseguito entro l’anno scolastico 2001/2002, quando cioè il titolo era sufficiente per l’abilitazione – potranno solo fare supplenze. L’attesa sentenza del Consiglio di Stato, datata 20 dicembre, mette un punto alla vicenda dei ricorsi di centinaia di docenti contro l’esclusione dalle liste.
Addio posto fisso – «Il possesso del solo diploma magistrale, sebbene conseguito entro l’anno scolastico 2001-2002, non costituisce titolo sufficiente per l’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento del personale». Con queste parole Palazzo Spada ha ribaltato le sentenze emesse precedentemente sull’argomento, che avevano permesso di far entrare nelle Gae circa 20mila persone. Ora si ritorna al punto di partenza. Come spiegano i legali del Miur, chi non era entrato in lista non ci entrerà più, mentre chi è già dentro tornerà nelle graduatorie di istituto, quelle cioè utilizzate dai dirigenti scolastici per l’assegnazione di supplenze mediamente brevi. Niente posto fisso, dunque, per i 50mila insegnanti coinvolti. Ad agosto, infatti, risultavano iscritti nelle Gae 67.622 persone per la scuola dell’infanzia, i vecchi asili, e 57.369 per la primaria. Ma, di questi, circa 60mila sono iscritti con riserva in seguito a sentenze favorevoli del Tar: in molti casi si tratta, appunto, dei diplomati magistrali che attendevano la sentenza del Consiglio di Stato.
Tempo scaduto – Le motivazioni fornite dal Consiglio di stato sono due. In primis il fatto che gli insegnanti avrebbero dovuto presentare ricorso prima: dal 2001/2002 sapevano che il loro diploma era abilitante, eppure non hanno presentato domanda di inserimento fino a quando il ministero dell’Istruzione non ha fatto l’aggiornamento delle graduatorie nel 2007. «I ricorrenti – si legge nella sentenza – avrebbero dovuto far valere questo titolo partecipando ad almeno una delle varie procedure bandite dal ministero ed eventualmente, a fronte del mancato accoglimento della domanda presentata, avrebbero dovuto far valere le loro ragioni impugnando tempestivamente il provvedimento con cui si negava detto inserimento».
Mai insegnato? – L’altro timore del Consiglio di Stato è che, aprendo le graduatorie ad esaurimento ai diplomati magistrali, si facciano salire in cattedra persone che non hanno mai insegnato, o che non lo fanno da anni. «Nel caso di specie non sono noti né l’attuale iscrizione nelle graduatorie di istituto, né l’eventuale ulteriore percorso formativo seguito dopo il conseguimento (in anni molto risalenti nel tempo) del diploma abilitante», continua la sentenza di Palazzo Spada. In un articolo del 14 novembre il Corriere della Sera raccontava la storia di una casalinga 57enne diplomata nel ’78: a quarant’anni dalla laurea, la donna ha presentato ricorso per poter insegnare.
Le reazioni – Parla di «licenziamento di massa, il più grande della storia italiana» l’avvocato Michele Bonetti, che ha curato gran parte dei ricorsi dei docenti. «Dopo che per oltre due anni la giurisprudenza ha ritenuto questo titolo utile anche a ottenere il ruolo, oggi si fa un passo indietro e si dice che è buono solo per le supplenze. Parliamo di precari che da numerosi anni permettono al servizio scolastico di funzionare», ha detto il legale. L’Adida, l’Associazione docenti invisibili da abilitare, ha convocato una manifestazione di protesta per l’8 gennaio. «Esigiamo una soluzione politica che, nel nostro piccolo, chiediamo da tempo e che oggi è più difficile ottenere», spiegano i vertici. Il sindacato Anief ha annunciato che farà appello alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo.