Dopo l’assalto, ecco le promesse. Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, duramente contestato dagli abitanti di Valencia travolta e distrutta da pioggia e fango, ha detto che verranno erogati «10,6 miliardi a famiglie e imprese». Per tornare alla normalità, è stato calcolato siano necessari oltre 30 miliardi di euro. Per fortuna il bilancio delle vittime, benché molto pesante, risulta meno drammatico del previsto: quello che secondo i primi soccorritori rischiava di essere «un cimitero con un numero di morti incalcolabile», il parcheggio sotterraneo del centro commerciale Bonnaire ad Aldaia, è risultato vuoto.
Morte e distruzione – L’alluvione dello scorso 29 ottobre ha messo in ginocchio Valencia e dintorni e ha lasciato una scia di morte, caos e distruzione. In molte delle località colpite dalla tempesta della Dana (depressione isolata a livelli elevati), la vita è ricominciata a fatica. Le strade sono piene di spazzatura e detriti, il rischio di malattie infettive è alto e ristabilire le telecomunicazioni non è facile. Sono state ripristinate acqua e luce e sono arrivati i primi soccorsi militari e di volontari, ma solo avviare un piano di ricostruzione richiede risorse ingenti. Per tornare alla normalità, saranno necessari mesi. O forse, addirittura, anni.
Gli oltre 10 miliardi promessi da Sanchez sono del resto solo «un primo passo», ha specificato il premier. Il governo regionale ne stanzierà altri sei per l’acquisto di veicoli e 2,2 per assicurare la sicurezza di canali e fiumi. Uno sforzo per cui l’esecutivo ha deciso di avviare alcuni negoziati con l’Unione Europea. L’obiettivo: ottenere maggior margine fiscale.
La rabbia della gente – Tra la popolazione, però, rimangono amarezza e rabbia. Soprattutto contro le istituzioni, compresi il governo e la Corona, per il ritardo nel dare l’allarme in tempo. «Assassini» è stato il grido di protesta che, tra le strade di Paiporta – uno dei centri più colpiti – si è alzato contro re Felipe VI, sua moglie Letizia Ortiz e il premier Sànchez, in visita sui luoghi più danneggiati. «La gente sta morendo e voi venite adesso»; «Prendete una pala», le urla dei cittadini che, contro le autorità, hanno lanciato bottiglie di plastica e buste piene di fango finendo anche per ferire una guardia del corpo del primo ministro. Nel mirino della gente è finito anche il governatore della regione, Carlos Mazòn, che aveva ignorato l’emergenza meteo per 12 ore e a cui è stato ha chiesto a gran voce di dimettersi.
Apocalisse – Anche perché i danni dell’alluvione sono stati impressionanti. Fiumi di fango hanno allagato le abitazioni, trascinato e ammassato migliaia di automobili. Settanta comuni sono stati sepolti e quasi un milione di persone hanno dovuto affrontare una pericolosa emergenza. Secondo i dati ufficiali forniti dalle autorità, si contano più di 200 decessi. I dispersi, al momento, sono 89. Un numero che, fa sapere il Centro Integrazione Dati (Cid), potrebbe non equivalere a quello totale. Alcuni casi potrebbero non essere stati ancora denunciati, altri dovranno essere confrontati con le vittime sottoposte ad autopsia e non ancora identificate, che sono 62.