Una mano che si allunga verso l’alto per ricevere. Un’altra che si tende verso il basso per dare. La moneta di scambio è il sorriso. Sorrisi che insieme ai grazie sono il carburante dei volontari della Cucina mobile, uno dei tanti servizi della Fondazione Progetto Arca. La responsabile Alice Giannitrapani racconta che l’idea è nata durante la pandemia, quando «molte delle mense in cui si distribuivano pasti caldi alle persone senza fissa dimora chiudevano perché era difficile riorganizzare gli spazi». Inizialmente il servizio si concentrava solo sulle cene ed era in funzione solo cinque giorni alla settimana. Poi però con il tempo la proposta si è ampliata: «A Milano oggi siamo attivi dal lunedì alla domenica e distribuiamo oltre 800 pasti tra colazioni e cene. In inverno consegniamo inoltre sacchi a pelo e coperte» spiega Giannitrapani.
Qualità e sostenibilità – La qualità e la varietà nutrizionale sono al centro del progetto, nel rispetto delle diverse esigenze culturali e religiose: «In generale evitiamo di distribuire carne di maiale perché sarebbe complicato gestire menu multipli. Cerchiamo un’offerta che vada bene per tutti, con opzioni vegetariane e soluzioni personalizzate quando possibile» aggiunge Giannitrapani. Le scelte sono guidate anche da un’ottica sostenibile. Il cibo proviene infatti da un’ampia rete di recupero: prodotti del circuito Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura), collaborazioni con Banco Alimentare, supermercati e anche da Amazon Fresh.
Le zone e il lavoro di squadra – Nel corso della settimana la Cucina copre varie zone della città, da Città Studi a Lambrate fino a San Babila, mentre la domenica si sposta a Varese. Il gioco di squadra è essenziale per gestire un tema così complesso, che a Milano, secondo i dati pubblicati dal Comune nel 2024, riguarda quasi 2.400 persone senza fissa dimora: «Siamo in contatto costante con il centro Sammartini, dove lavorano gli operatori comunali dell’area dei servizi sociali che coordinano la rete cittadina degli aiuti. Lavoriamo inoltre in sinergia anche con il Comune per non sovrapporci ad altri enti che forniscono lo stesso servizio».
L’importanza del lato umano – I pasti caldi sono però solo la punta dell’iceberg del servizio, visto che la Cucina Mobile agisce come «antenna sociale». Giannitrapani evidenzia infatti che «il contatto umano e l’aspetto relazionale sono elementi fondamentali e valgono molto di più della semplice distribuzione di un piatto. L’ascolto dei vari bisogni ci ha permesso di avviare una collaborazione con alcuni medici volontari che visitano gratuitamente chi ha necessità». La cucina diventa così un punto di aggregazione, un’occasione per chiacchierare e creare un legame con chi vive ai margini.
La realtà della Fondazione Progetto Arca rappresenta dunque un porto sicuro in cui le persone in difficoltà possono attraccare le barche delle proprie vite e mettere da parte, almeno per qualche ora, le proprie preoccupazioni. Spesso non hanno nulla, ma è sufficiente un semplice sorriso davanti a un bicchiere di caffè o a una zuppa calda per riempire il cuore dei volontari.