Giandavide De Pau (Ansa/ Giuseppe Lami)

«Ricordo tanto sangue in quegli istanti». E’ questa l’espressione più forte e significativa usata da Giandavide de Pau in questura il 19 novembre nel corso dell’interrogatorio, durato sette ore, tra lacunose ammissioni e una mente annebbiata forse da psicofarmaci e cocaina. Al termine l’uomo di 51 anni, vestito con felpa rosa e jeans, accusato dell’omicidio di tre donne nel quartiere Prati a Roma, è stato scortato nel carcere di Regina Coeli dove trascorrerà le prossime notti sotto stretta sorveglianza in attesa dell’udienza di convalida del fermo prevista non prima di martedì. De Pau resta per ora l’unico accusato del triplice omicidio, anche se la procura esclude al momento la premeditazione. Nel frattempo gli investigatori stanno ancora cercando l’arma del delitto che, a giudicare dalle ferite riportate dalle vittime, dovrebbe essere simile a uno stiletto, cioè un pugnale dalla lama lunga, stretta e acuminata.

La vicenda-  La vicenda è iniziata con la chiamata al 112 fatta alle 10.49 del 17 novembre da parte del portiere di un palazzo di via Riboty, nel quartiere residenziale Prati a Roma, dopo che l’uomo aveva ritrovato il corpo senza vita di una delle due prostitute cinesi, la più anziana, residenti nello stabile. Le forze dell’ordine hanno poi trovato il corpo della seconda vittima: entrambe le donne erano state accoltellate. La seconda chiamata, esattamente due ore dopo, era stata fatta dalla sorella della terza vittima, una colombiana di 65 anni,  che ne aveva scoperto il cadavere nel seminterrato di un edificio vicino a piazzale Clodio, a meno di 850 metri dal luogo dei primi omicidi. L’estrema vicinanza dei delitti, il fatto che le donne accoltellate fossero tutte prostitute e la brutalità con cui erano state uccise, avevano fatto pensare all’azione di un serial killer. Dopo pochi giorni e l’esame di alcune testimonanze la svolta nelle indagini: la polizia ha ricevuto la telefonata della sorella di Giandavide de Pau, preoccupata per lo stato confusione del fratello. Dopo averla ascoltata, gli investigatori si sono messi alla ricerca del pregiudicato 51enne, fermato poi la mattina del 19 novembre nell’appartamento della donna a Primavalle.

Chi è De Pau- Giandavide De Pau non è un nome nuovo per le forze dell’ordine. In passato è stato l’autista e fidato collaboratore del boss Michele Senese. Attivo nel settore del narcotraffico tra le piazze di spaccio di Tiburtino, San Basilio e  Tivoli, era stato arrestato il 1 dicembre del 2020 insieme ad altre 27 persone con vari capi di accusa di traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, detenzione e porto illegale di armi, lesioni personali gravissime, tentato omicidio, trasferimento fraudolento di valori, reati aggravati dal metodo mafioso. Il nome di De Pau, come riporta La Repubblica, compare anche nell’operazione Alba Tulipano, che aveva assestato un duro colpo al clan Senese. Arrestato due anni fa, è poi tornato in libertà.

La prostituzione cinese –  Le tre vittime erano prostitute e la circostanza ha riaperto la questione legata al fenomeno della prostituzione nella capitale e in particolare di quella cinese. Secondo il quotidiano La Repubblica, solo a Roma ci sarebbero 1.500 schiave del sesso di origine cinese. Appena le ragazze arrivano in città, vengono private dei documenti dalle organizzazioni criminali e affidate a maitresse che gestiscono 80 centri massaggio e oltre 600 case di appuntamento in città. E’ un fenomeno di cui si parla poco, ma negli ultimi due anni a far emergere alcuni dati in merito è stato il sociologo della Sapienza Francesco Carchedi che, con la ricerca Recluse in casa, ha studiato oltre 6mila annunci su 20 portali che pubblicano ogni giorno offerte richieste di sesso a pagamento in città. «Sono schiave ma non vengono maltrattate quasi mai – ha dichiarato il sociologo -. Stipulano un contratto scritto in base al quale hanno diritto di trattenere il 70 per cento del ricavato della prestazione sessuale e ognio ragazza non rimane mai più di tre mesi nello stesso appartamento».