«Chiuderemo il Cara di Mineo entro quest’anno. Più grossi sono i centri e più è facile che si infiltrino i delinquenti». Non usa mezzi termini il ministro dell’Interno Matteo Salvini ai microfoni di RTL per commentare i 19 arresti della banda di spacciatori nigeriani sgominata a Catania, all’interno del centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo. Una presa di posizione forte sul futuro della struttura che pare condivisa con gli alleati del Movimento 5 Stelle. In una nota emessa dai deputati “grillini” in Commissione Esteri alla Camera si può leggere che la chiusura del centro è «tra gli obiettivi del governo», perché «da tempo è teatro di gravi fenomeni di marginalità, degrado sociale e illegalità».

Egemonia sul territorio – Nella mattinata di lunedì 28 gennaio, la polizia ha fermato diciannove persone appartenenti ad una cellula denominata “Vikings” o “Supreme Vikings Confraternity”, una fazione della mafia nigeriana operativa anche in altre parti d’Italia. Sulla testa dei fermati pendono i provvedimenti della Procura distrettuale antimafia che parlano di associazione mafiosa, traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope e violenza sessuale aggravata. Secondo quanto emerso, le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Catania hanno portato alla luce una struttura di stampo mafioso presente all’interno del Cara di Mineo. I Viking, dopo scontri con dei gruppi rivali, erano riusciti ad imporre la propria egemonia tra le comunità straniere presenti nel centro e mantenuto grazie all’atteggiamento omertoso imposto agli altri richiedenti asilo.

Il centro d’accoglienza più grande d’Europa – Quattrocento villette, ognuna contrassegnata con un numero, su una superficie di circa diciottomila metri quadrati nelle campagne del catanese. È questo nel concreto il centro di accoglienza di Mineo, inizialmente denominato “Residence degli aranci” e costruito per ospitare i militari americani della base di Sigonella. Il cambio di destinazione era arrivato nel 2011, per decisione del governo Berlusconi e dell’ex ministro dell’Interno Roberto Maroni. La struttura può occupare al massimo 2.400 persone, mentre nei momenti di massima emergenza si era arrivati ad ospitare al suo interno oltre quattromila richiedenti asilo. Un luogo che ha fatto discutere a lungo e che è stato al centro di diverse vicende giudiziarie, tanto da meritarsi una commissione parlamentare d’inchiesta nel 2017. La struttura era balzata agli onori di cronaca per l’inchiesta sui metodi di scrittura della gara d’appalto, pilotata da Luca Odevaine, ed è diventato il simbolo del cosiddetto “business dei migranti”. Celebre la frase di un’intercettazione di Salvatore Buzzi, condannato a 19 anni nell’ambito dell’inchiesta su Mafia Capitale, che aveva rivelato come «con i migranti si fanno molti più soldi che con la droga».

Mafia nigeriana – Quello dei Vikings è solo uno dei gruppi organizzati in cui è divisa la mafia nigeriana. Più che di bande si può parlare di vere e proprie confraternite, viste le origini universitarie della criminalità organizzata africana. Eye, Black Axe, Bucaneer, Mamphite sono solo alcuni dei nomi delle varie fazioni che ora si combattono il racket della droga e della prostituzione all’interno della mafia nigeriana, anche sul suolo italiano. La National Association of Seadogs, una delle prime confraternite nigeriane, nacque nel 1954 come vero e proprio gruppo universitario grazie a Wole Soyinka, premio Nobel per la letteratura nel 1986, ispiratosi al modello americano. Solamente negli anni ’70 e ’80, influenzati dalla nascita di gruppi più violenti e dalle idee più estreme, le confraternite si diedero trasformarono in organizzazioni criminali, prendendo come modello la mafia italiana. Ancora oggi i campus universitari rappresentano dei pozzi da cui la mafia nigeriana attinge per reclutare nuovi membri.