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Spaccio, usura, estorsione e corruzione. Questi sono i reati contestati alle undici persone arrestate la mattina del 12 gennaio a Zelo Buon Persico, nel Lodigiano. La Procura della Repubblica di Lodi ha anche disposto in via cautelare gli arresti domiciliari per altre sei persone che sarebbero a vario titolo coinvolte nell’associazione a delinquere. La Guardia di Finanza ha proceduto a più di quaranta perquisizioni e al sequestro di beni per un valore pari a 1,3 milioni di euro. L’operazione ha visto impiegati 150 uomini, 5 unità cinofile e un elicottero

Il giro d’affari. A gestire il sodalizio criminale sarebbero state due famiglie italiane, una di etnia rom, l’altra di origini campane. Nel farlo, secondo quanto emerge dal materiale investigativo, avrebbero dimostrato notevole capacità di organizzazione e pianificazione. Tutto nasce dall’attività di spaccio, con un carnet di circa 500 clienti abituali, sparsi fra Lodi e la zona sud di Milano. I proventi del narcotraffico sarebbero poi stati reimpiegati per concedere prestiti a strozzo, con minacce di morte a chi si rifiutava o non riusciva a pagare gli interessi. Il contrasto fra il tenore di vita delle due famiglie e il reddito dichiarato ha però insospettito gli agenti delle Fiamme Gialle addetti al controllo economico del territorio, dando il via alle indagini, poi confluite nell’operazione “Big Brother”.

La corruzione. Intercettazioni ambientali e telefoniche hanno consentito di ricostruire le attività illecite e la suddivisione delle responsabilità all’interno dell’associazione.Ne è emerso che il gruppo criminale avrebbe avuto a libro paga anche un ufficiale di polizia giudiziaria. In cambio di denaro questi si sarebbe messo a disposizione delle due famiglie. Attraverso piccoli favori, come la cancellazione di verbali di multe, ma anche attivandosi per agevolare la concessione di residenza in Italia a stranieri irregolari. Gli stessi che poi sarebbero andati a comporre la manodopera dell’associazione.